Una proposta intermedia e sperimentale è trasformare alcune “public utilities” in “non profit utilities” o “imprese di servizi pubblici locali non profit “. Ove gli utili non vengono distribuiti, ma in parte sono reinvestiti nelle infrastrutture gestionali indispensabili per incrementare la soddisfazione dei cittadini ed in parte potrebbero essere uno “sconto” per le tariffe (“in primis” sociali) a favore delle famiglie e dei cittadini- stakeholders. Senza demagogia, ma con una attenzione ai risultati di servizio per la popolazione. Le “non profit utilities” non sono una versione “light” e sociale delle “municipalizzate”, ma sono imprese sociali con una loro formula imprenditoriale. In Inghilterra troviamo esempi nell’impresa Glas Cymru che ha acquistato gli asset di Welsh Water( servizio idrico per 3 milioni di cittadini gallesi, per 2.700 milioni di euro) e si sta discutendo sulla trasformazione in non-profit di due grandi imprese britanniche del settore idrico, la Scottish Water e la Thames Water. Ed ancora Railtrack è stata conferita alla non-profit Network Rail Ltd, che sviluppa e gestisce reti ferroviarie con oltre 4500 milioni di euro all’anno di investimenti. Negli Stati Uniti, pur con modalità di finanziamento diverso, le non profit hanno un’importanza strategica significativa. Per esempio il Detroit Water and Sewerage Department, offre servizi idrici a più di 4 milioni di utenti nella città di Detroit e zone vicine (Michigan). Ma perché “non profit utilities”? Sono imprese ad imprenditorialità sociale che producono, gestiscono ed erogano beni e servizi a prezzi-tariffe accessibili a favore di tutti i potenziali fruitori, senza limitazione ai soli soci, associati o partecipi ed in una logica multistakeholders. Spesso il “socialismo municipale” porta verso logiche di tipo “assolutamente” lucrativo, in base alle quali la creazione del valore si focalizza prevalentemente a favore degli azionisti. E’ importante ricordare che le utilities sono e dovranno essere sempre imprese finalizzate alla produzione ed erogazione di servizi di pubblica utilità con una forte funzione sociale nell’ottica del miglioramento del rapporto “qualità-tariffa” e con l’obiettivo di incremento del welfare della società… Ed esso trova invece un limite progressivo nella scelta imprenditoriale della “massimizzazione del profitto a favore dei conferenti di capitale siano essi pubblici o privati”. La formula imprenditoriale della “non profit utility” si basa sulla non distribuzione degli utili tra i proprietari e lo scopo da perseguire è l’equilibrio economico-finanziario dell’impresa ( il pareggio o l’utile di bilancio), il quale garantisca comunque agli agenti produttivi e di erogazione una remunerazione equa ed accettabile e coerente con il fine di pubblica utilità del capitale investito, nonché un’ equa copertura dei costi dei fattori di produzione. Quindi si persegue anzitutto l’obiettivo di erogare un servizio di qualità con tariffe contenute per gli utenti e, di riflesso, il conseguimento di un utile fisiologico, nella misura indispensabile per l’organizzazione d’impresa ovvero correlato alla remunerazione degli investimenti necessari per il dinamismo imprenditoriale. Per poter assolvere alle funzioni di una public utility, è quindi necessario che le “non profit utilities” garantiscano agli stakeholders il raggiungimento di risultati efficaci nei confronti della domanda, la produzione efficiente delle prestazioni promesse, il soddisfacimento dei bisogni secondo la quantità e la qualità convenuta, il mantenimento dell’equilibrio economico-finanziario di breve e lungo periodo, il perseguimento dell’equità,il mantenimento del rapporto tariffe-qualità dei servizi prodotti.In una logica di benessere olistico della collettività finalizzato al bene comune.
La formula delle non profit utilities è in grado di garantire il perseguimento dello scopo sociale al pari dell’impresa pubblica e nel complesso essa risulta addirittura preferibile: di seguito si dà atto di alcuni aspetti dai quali si evince l’opportunità di far gestire i servizi pubblici locali a non profit utilities. Anzitutto la liberalizzazione dei suddetti servizi introdurrebbe “input” più efficienti di concorrenza nel mercato finalizzati prevalentemente a vantaggi economici e sociali per i cittadini-clienti. Negli ultimi tempi le tariffe deii servizi pubblici locali sono continuamente al rialzo e spesso a esclusivo vantaggio degli azionisti delle public utilities, le quali presentano infatti dividendi in crescita. Tramite la formula delle non profit utilities le tariffe potrebbero anche essere diminuite o “calmierate”, impiegando una parte dell’utile prodotto nell’esercizio precedente per praticare uno sconto ai cittadini.
La fattispecie di impresa sociale non profit che potrebbe meglio esercitare la funzione di pubblica utilità potrebbe essere la fondazione (di partecipazione o di modello giuridico delle c.d. “fondazioni bancarie”). In una logica non tanto di rivisitazione, ma di riprogettazione sociale delle “municipalizzate”.
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