Il Reddito di Cittadinanza e la Pensione di Cittadinanza, con la conversione del decreto 4/2019, sono stati introdotti nella legislazione italiana. Il Reddito di Cittadinanza rappresenta un importante ausilio per le famiglie in difficoltà, ma contemporaneamente mira al reinserimento nel mondo del lavoro e all’inclusione sociale dei componenti del nucleo familiare in stato di necessità.
E’ un’opportunità sia per gli italiani che per gli stranieri, purché residenti in Italia da almeno 10 anni, dei quali gli ultimi due continuativamente. Per gli over 67 anni il Reddito di Cittadinanza acquista il nome di Pensione di Cittadinanza. Di fatto, ci troviamo di fronte ad uno strumento di sostegno economico rivolto alle famiglie con un reddito inferiore alla soglia di povertà, anche se non si tratta solo di una misura assistenziale, in quanto, oltre al contributo mensile l’avente diritto deve sottoscrivere un accordo con il Centro per l’impiego per la frequenza a corsi di formazione, la partecipazione a lavori socialmente utili e l’accettazione di una di tre offerte di lavoro che gli verranno presentate.
Nell’ipotesi, infatti, di mancato rispetto di questi obblighi il diritto a Reddito di Cittadinanza viene meno. In realtà il Reddito di Cittadinanza, che prevede norme ad hoc per i disabili, non presenta le caratteristiche appunto di un reddito di cittadinanza, ma si caratterizza per essere un reddito minimo garantito. E’ necessario fornire la prova dei mezzi per rientrare tra i beneficiari ed è importante rilevare come il RdC è compatibile con l’indennità di disoccupazione. Inoltre, se un nucleo familiare soddisfa i requisiti economici previsti, ha diritto al Reddito di Cittadinanza, anche nell’ipotesi in cui tutti i componenti siano lavoratori.
Occorre, però, specificare che la misura non può avere una durata superiore a 18 mesi ed in caso di rinnovo il beneficio sarà sospeso per un mese. Come evidenziato, per beneficiare del Reddito di Cittadinanza è necessario partecipare ad un piano di inserimento nel mondo del lavoro, dichiarando l’immediata disponibilità allo stesso ed aderendo ad un percorso personalizzato di accompagnamento all’inserimento lavorativo ed all’inclusione sociale: tali obblighi valgono per tutti i componenti del nucleo familiare, che al momento della domanda non risultano occupati o che non frequentano un regolare corso di studi.
E’ importante, poi, sottolineare che il RdC è previsto pure per coloro che, pur non essendo disoccupati, sono impegnati in attività lavorativa che non garantisce uno stipendio adeguato per vivere, i cosiddetti working poor: questi, infatti, dovranno comunque sottoscrivere un patto con il Centro per l’impiego così da poter valutare una offerta di lavoro migliore. In caso di famiglie con disabili è prevista la soglia massima di parametro di scala di equivalenza, individuata in 2,2.
Da ricordare che correlato al RdC vi sono sanzioni ben precise, che possono prevedere dalla restituzione delle somme indebitamente percepite sino alla reclusione da uno a sei anni. Il legislatore, al fine dell’erogazione del beneficio economico del RdC, nonché dell’erogazione del Reddito di Inclusione (Rei) ha determinato i seguenti limiti di spesa: 5.974 milioni di euro nel 2019, 7.571 milioni di euro nel 2010, 7.818 milioni di euro nel 2021 e 7.663 milioni di euro a decorrere dal 2022. Pertanto, al di là della complessità rappresentata dal processo di infrastrutturazione del RdC, è evidente che ci troviamo di fronte ad una misura di civiltà, per la rilevante platea dei potenziali beneficiari e per le risorse individuate a sostegno di tale misura.
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