“L’Italia fa paura al mondo”. Così titola un noto quotidiano italiano. E’ solo un esempio tra i numerosissimi che se ne potrebbero fare. Questo è il tono da catastrofe che ogni giorno siano costretti a subire su argomenti di politica interna ed estera. I giornali e i media in genere sono un elemento fondamentale della democrazia perché consentono il dibattito, la circolazione delle idee e fertilizzano la politica.
Sembra però che questo ruolo essenziale non lo vogliano più giocare. Preferiscono immaginare catastrofi, complotti e soprattutto diffondere paura e sconforto nella gente. Oppure quando il politico rientra nei “parametri ideologici garantiti” si procede in senso contrario. Allora si sprecano gli elogi e si cantano le lodi, anche nei confronti di chi niente ha fatto se non quello di farsi percepire come portatore dell’ideologia di turno.
Un asservimento alla politica lo si può capire per i giornali che appartengono ad un partito, ma dai media che si proclamano liberi e indipendenti, questo non è accettabile. Purtroppo questa è ormai una tendenza diffusa nelle democrazie occidentali avanzate dagli USA all’Italia.
La distorsione della realtà, raccontare un pezzo e dimenticare il contesto pur di rappresentare positivamente o negativamente un personaggio politico o una situazione è diventata la normalità.
In questo modo si logorano le radici della convivenza civile. Si distrugge la fiducia in qualsiasi istituzione e autorità e soprattutto si alimenta un clima di becera opposizione tra fazioni che riescono solo a gridare più forte. E nella foga di colpire il nemico politico di turno o di esaltare quello amico si dimenticano i più elementari principi democratici e etici.
Tutto questo fa male alla democrazia, anzi nel lungo periodo introduce veleni che rischiano di essere letali. La democrazia è governo della maggioranza, nel rispetto del bene comune. Infatti quando la maggioranza governa per se stessa, cioè guardando unicamente al proprio interesse, non si può più parlare di democrazia ma di un’altra cosa. Si configura una forma degenerata di democrazia. Cessa, allora, qualsiasi dinamica di dialogo politico e si creano i presupposti del muro contro muro. La minoranza diventa altrettanto faziosa della maggioranza. E si alimentano dinamiche politiche che portano, se non vengono corrette, a forme autoritarie di potere per evitare il caos che può essere generato.
Tutto ciò ha una conseguenza anche nel contesto internazionale. Un paese fondato su principi democratici diventa inevitabilmente debole quando si deve confrontare con regimi autocratici che non hanno il problema di creare il consenso. Nella competizione internazionale si dice che prevarranno i paesi capaci di produrre conoscenza scientifica e tecnologica tanto da dominare gli altri. Ma per fare questo, nei paesi democratici, occorrono politiche sostenute dal consenso. Altrettanto non vale per quelli che non lo sono. In questo contesto anche sistemi istituzionali come le monarchie assolute e le dittature illuminate rischiano di avere un chance in più rispetto alle democrazie.
Pertanto è importante che i media sostengano processi di creazione dell’opinione pubblica e del consenso che siano “sani”non marcatamente faziosi e ideologici. La democrazia, infatti, è un sistema delicato che funziona solo se le parti, maggioranza che governa e minoranza che si oppone, riescono a dialogare e a trovare dei punti di accordo. Il bene comune è il risultato di questa dinamica, cioè del confronto tra minoranza e maggioranza che trovano una mediazione. Questa è anche la funzione essenziale della politica che sembra sia stata smarrita a favore di una visione tribale ed elementare incapace di lavorare per trovare un interesse comune.
Pertanto è essenziale trovare realisticamente un accordo almeno su grandi temi di rilevanza nazionale e internazionale. Altrimenti si inceppano i meccanismi di funzionamento della democrazia. Se questi non funzionano un paese rischia di indebolirsi anche sulla scena internazionale in quando sarà incapace di esprimere una visione comune, pur nell’ambito di vincoli che gli sono dati da appartenenze sovranazionali e da alleanze precostituite di cui non ci si può liberare senza un processo lungo che richiede tempo.
Diversamente la democrazia è in pericolo e rischia di prendere una direzione non desiderabile.
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