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La cronaca di queste settimane è piena di titoli ad effetto che dividono gli italiani: sbarchi, Tav Torino-Lione, quota 100, reddito di cittadinanza e così via. A guardar bene sono tutte “bandiere” che servono unicamente ad acquisire nuovi consensi, mentre in sordina si attuano due riforme che incidono sul tessuto sociale ed economico del Paese: una relativa alla riforma dello Stato e l’altra alla fatturazione elettronica

La cronaca di queste settimane è piena di titoli ad effetto che dividono gli italiani: sbarchi, Tav Torino-Lione, quota 100, reddito di cittadinanza e così via. A guardar bene sono tutte “bandiere” che servono unicamente ad acquisire nuovi consensi, mentre in sordina si attuano riforme che incidono sul tessuto sociale ed economico del Paese; riforme fatte da uno schieramento e accettate dall’altro silenziosamente. I 47 migranti costretti in mare per una settimana fanno più notizia di tutti i migranti che con il visto turistico sbarcano a Roma o a Milano e poi rimangono in Italia.

La Tav Torino-Lione sarà fatta perché fa parte di un trattato internazionale che solo un voto in Parlamento potrebbe modificare (non è ammesso neppure il referendum abrogativo), ma in Parlamento c’è già una maggioranza favorevole alla prosecuzione dell’opera. Tutti i discorsi sono acqua su di un vetro.

Quota 100 per le pensioni difficilmente sarà un successo perché una decurtazione del 25% della pensione è assolutamente proibitiva visti i tempi che corrono. Il reddito di cittadinanza c’era già, si chiamava di inclusione e riguardava solo un milione di persone. Ora si allarga la platea ma in fondo sono solo 5 o 6 miliardi in più sul bilancio statale e rappresentano meno dello 0,6%.  Tanto rumore per nulla.

Ciò che i media non dicono, perché i politici non ne parlano, consenzienti i grandi gruppi economici, sono due riforme che senza troppo rumore si stanno realizzando, anzi è proprio il voluto silenzio che favorisce la loro realizzazione; dunque la classe politica è unanimemente propensa alla loro realizzazione. Stiamo parlando della riforma dello Stato e della fatturazione elettronica.

L’abolizione “de facto” delle Provincie ha innescato una ristrutturazione complessiva degli apparati amministrativi. Alcune prefetture sono state accorpate, così come le Questure; il Corpo Forestale è stato inglobato nell’arma dei Carabinieri; molti Tribunali sono stati smantellati, così come i piccoli ospedali; il Catasto è stato informatizzato e razionalizzato e le Agenzie di riscossione e di accertamento, anch’esse informatizzate e riorganizzate, sono molto più efficienti di qualche anno fa; il sistema previdenziale, con l’incorporazione all’INPS del carrozzone INPAD è uno dei più efficienti in tutta Europa, Germania compresa; le Camere di Commercio sono state pressoché dimezzate.

La scuola sta subendo una trasformazione organizzativa che dura da oltre 10 anni e nonostante la ritrosia del corpo docente sta producendo i suoi frutti, anche se faticosamente. L’inutile esercito degli anni ’80 ha ormai lasciato il posto ad un piccolo ma efficiente corpo militare che si è formato con le missioni di pace in molti teatri del mondo e che adesso gode della stima di molti paesi.  Tutto questo ha portato, e porterà ancor più in futuro ad un migliore rapporto tra spesa pubblica ed efficienza, con due fenomeni collegati tra loro: una maggiore professionalità e un minore bisogno di personale.

I nostri politici, nazionali e locali, ci hanno messo 20 anni, ma adesso considerano la Pubblica Amministrazione, non come un luogo di fabbricazione di consenso con tutte assunzioni clientelari, ma un organismo che deve rispondere di fronte al cittadino al minor costo possibile e con professionalità. Non è stato e non è un percorso lineare. Resistenze e ostacoli ce ne sono stati da tutte le parti e si manifestano tutt’oggi, basta vedere la vicenda dell’assunzione dei 10.000 navigator e di Alitalia o quota 100 per le pensioni; tuttavia la strada è tracciata e, in tutta sincerità il merito è dell’Europa che ci ha costantemente pungolati per questa trasformazione epocale.

La seconda riforma che sta passando nel silenzio più assoluto è la fatturazione elettronica. Mai mi sarei atteso che il secondo Paese europeo, dopo il Portogallo, ad introdurre la fatturazione elettronica sarebbe stata l’Italia. Eppure così è. Ancora in pochi si sono resi conto di che cosa essa comporti, ma tra gli artigiani e le piccole aziende c’è la consapevolezza che qualcosa è cambiato e che in futuro non si potranno più fare quelle “giravolte” a cui erano abituati.

Non è un caso che nel IV trimetre del 2018 molte aziende si siano approvvigionate di beni di consumo durevoli, fatturati con il vecchio sistema cartaceo, per poterle ricollocare sul mercato ancora a “nero”, perché sanno benissimo che da ora in avanti questo giochetto non sarà più possibile. Come non sarà più possibile l’evasione dell’Iva quando il creditore, semplicemente strappava la fattura di vendita e si intascava l’imposta confidando che un controllo accurato e incrociato tra le due aziende sarebbe stato molto difficile.

Adesso lo Stato conosce in tempo reale che cosa si vende o si compra e non sarebbe difficile ricostruirne il percorso dal produttore al consumatore. Nessuno lo dice, né i politi né i media, perché nessuno vuole perdere il consenso di artigiani, commercianti e piccola e media impresa, ma con la fatturazione elettronica l’evasione fiscale sarà più difficile.

Riforma dello Stato e fatturazione elettronica sono due elementi decisivi e su questi temi c’è un accordo sotterraneo tra quasi tutte le forze politiche; la Tav, le trivelle, gli sbarchi di 47 migranti, quota 100 o il reddito di cittadinanza, sono solo quello che serve a mantenere o conquistare il consenso, a riempire giornali e telegiornali di notizie inutili.

Come il mago Silvan, il trucco c’è ma non vede. Si attira l’attenzione da una parte per fare le cose dall’altra in modo che nessuno se ne accorga.  Questo dualismo, nemici in pubblico e amici in segreto, è sempre stata una caratteristica della nostra politica dal dopoguerra in poi. Caratteristica unica nel mondo. Dovremmo riflettere a fondo sul perché.

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