Da settimane la necessità di richiamare all’etica gli operatori dei mercati economici rimbalza da un tavolo all’altro delle istituzioni italiane e internazionali. Gli attori della società civile italiana che da
quasi dieci anni sono impegnati su questo fronte e che hanno dato vita a Banca Popolare Etica chiedono ora che le loro esperienze possano essere prese a modello nella necessaria revisione delle regole.
La recessione è ormai un dato di fatto. L’impatto della crisi sull’economia reale e sui bilanci delle famiglie è tangibile. Si parla già di usura artigianale, cioè di un credito illegale fornito a piccole e medie imprese soffocate dal credit cruch ma non escludiamo che l’usura “industriale” stia scaldando i motori. Per non parlare della piccola imprenditoria immigrata, che da sempre ha difficoltà ad accedere alle banche. Senza seri interventi a sostegno dei redditi delle famiglie temiamo un acuirsi della frattura sociale (i dati Ilo dicono 20 milioni di posti di lavoro in meno).
E’ il momento di pensare a soluzioni strutturali e durature e in quanto rappresentanti delle organizzazioni che nel 1999 fondarono l’unica Banca Etica italiana vogliamo essere interlocutori di chi dovrà rivedere le regole per ridare fiducia e stabilità al nostro paese e orientare lo sviluppo verso la sostenibilità economica e sociale.
Crediamo sia giunto il momento di mobilitare tutte le organizzazioni, le imprese ed i cittadini socialmente responsabili, affinché da una situazione di crisi e difficoltà si possano individuare i percorsi necessari per uscirne più forti e coesi, verso la costruzione di un’economia che sappia rimettere al centro le reti sociali e solidali e rispondere ai bisogni di milioni di cittadini, un’economia ispirata all’etica.
NOI CHE
– rappresentiamo milioni di cittadini uniti dalla voglia di essere attivi e di contribuire ad uno sviluppo sociale equo e sostenibile del nostro paese e siamo attenti promotori e sostenitori dell’economia sociale, quale via di sviluppo alternativa e sensibile ai bisogni reali del paese;
– abbiamo dato un contributo notevole all’innovazione di questo paese e sensibilizzato su diritti e doveri del cittadino e della collettività e dei suoi valori culturali fondanti;
– ci sentiamo forti nelle prassi consolidate da decenni – finanza mutualistica e microcredito, salvaguardia dell’ambiente, inserimento sociale, agricoltura biologica, commercio equo e solidale, aggregazione sociale e culturale – e attraverso il sostegno a questa banca che si muove sul mercato tradizionale senza subirne gli scossoni siamo convinti di rappresentare ancora una novità nel panorama economico e sociale del paese;
RITENIAMO CHE:
– vada salvaguardato e sostenuto lo sviluppo dell’economia civile (che rappresenta il 2% del PIL con 720.000 occupati con trend di crescita notevoli);
– le regole attuali che regolamentano i mercati sono dettate dal criterio della massimizzazione del profitto e dell’investimento e pertanto penalizzano la nostra natura, basata su criteri di imprese
sociali che guardano alla sostenibilità ambientale e sociale del nostro pianeta;
– milioni di cittadini in Italia e in Europa si trovano esposti al rischio sempre maggiore di esclusione sociale, perché non hanno accesso ai servizi finanziari di base. (In Italia il 16% della popolazione, secondo i dati del rapporto “Financial Services Provision and Prevention of Financial Exclusion”, presentato il 28 maggio 2008 dalla Commissione Europea è colpita dall’esclusione finanziaria.
L’esclusione finanziaria – ribadisce il rapporto – è causa di esclusione sociale in quanto impedisce ai gruppi colpiti di aver accesso a servizi essenziali di qualità quali l’alloggio, l’istruzione o le cure sanitarie).
Per tutto questo, riteniamo sia arrivato il tempo di dare centralità alle nostre esperienze e che il Governo valuti opportuni interventi per sostenere i bilanci dei cittadini.
E CHIEDIAMO:
– Un pieno riconoscimento e legittimazione del ruolo e del contributo delle organizzazioni della società civile, sia sotto il profilo della quantità e della qualità dei servizi erogati, sia della capacità di reperimento e canalizzazione di risorse finanziarie;
– Che il Governo affronti il problema dell’esclusione finanziaria, individuando nell’inclusione finanziaria il veicolo e la garanzia per una più dignitosa inclusione sociale;
– Che la microfinanza sia riconosciuta, anche con normative adeguate, in quanto efficace strumento di inclusione finanziaria poiché quando è destinata alle piccole imprese diventa motore di occupazione, come sostiene il documento della Commissione Europea;
– Che sia proposto un welfare mutualistico, valorizzando al massimo il contributo della cooperazione sociale, a partire dall’obbligo per gli enti locali di rispettare i termini di pagamento ai fornitori di servizi. Questo eviterebbe le strozzature del terzo settore;
– Che sia rilanciata la dimensione sociale del credito riconoscendo le buone prassi della Finanza etica e sociale italiana, europea e mondiale; definendo una normativa più stringente per i fondi pensione e gli investitori istituzionali affinché investano in soggetti socialmente responsabili, e procedendo speditamente alla revisione di Basilea 2 per ciò che riguarda l’impresa sociale
rnAppello firmato dai soci fondatori di Banca popolare Etica riuniti a Roma:
Arci, Acli, Agesci, Aiab, Cgm, Altromercato, Fiba-Cisl, Manitese, Mag2, Overseas insieme a Cnca, Legacoopsociali e Legambiente.