Sono passati quasi due mesi dalle elezioni dello scorso 4 marzo (esattamente 1 mese e 23 giorni) e il nostro Paese non ha ancora un governo. Il mandato esplorativo alla presidente del Senato, Elisabetta Casellati, è fallito molto rapidamente. Ora il presidente della Repubblica ha dato un mandato esplorativo al presidente della Camera Roberto Fico che ha aperto le consultazioni. Mentre sto scrivendo questo editoriale sembrano aprirsi dei spiragli di dialogo tra le forze politiche. Siamo sicuramente in una fase molto delicata della storia istituzionale e politica del Paese. I problemi e le preoccupazioni espresse dai cittadini italiani al momento del voto sono ancora tutti sul tappeto ed attendono risposte urgenti.
Le Acli qualche giorno dopo il voto hanno prodotto una Nota politica a cui voglio far riferimento perché, oltre a dare una lettura di ciò che è accaduto, cerca di indicare possibili orizzonti di intervento sociale e culturale.
“Il 2018 ci consegna un terremoto elettorale: il passaggio dal tripolarismo al bipolarismo sostitutivo si è realizzato nell’arco di una sola legislatura. A farne le spese sono stati i partiti tradizionali (Pd e Forza Italia/Pdl), che non hanno saputo cogliere le istanze, evidentemente raccolte da altre formazioni politiche, provenienti dalle nuove generazioni e dal ceto medio impoverito”.
(…) Dietro i due grandi vincitori di queste elezioni, Lega e Movimento 5 stelle, ci sarebbero due inquietudini che pervadono il Paese, una di natura economica e l’altra culturale/identitaria. Laddove è più alto il tasso di disoccupazione, il Movimento 5 stelle è cresciuto in modo esponenziale; nelle province dove è cresciuta la presenza di cittadini stranieri sono aumentati gli elettori della Lega. Si tratta di un dato in linea con quanto è avvenuto negli altri paesi europei, dove precarietà economiche e paure identitarie, negli ultimi anni, hanno favorito il successo di partiti anti-establishment. In Italia, tuttavia, l’impatto è stato più dirompente.
Come Acli, la bocciatura di una classe politica ci impone una riflessione su cosa significhi oggi la rappresentanza, su come fare comunità, su come riportare al centro del dibattito politico i nostri valori, su come tornare ad essere popolari. Essere pronti a dialogare con tutti non significa essere neutrali, ma cercare di trovare una convergenza su alcuni aspetti essenziali. Significa riscoprire la nostra originaria vocazione alla partecipazione democratica e alla formazione civica. Vuol dire ascoltare i bisogni di quanti, quotidianamente, si rivolgono a noi per contribuire alla costruzione di una società più equa, inclusiva e solidale”.
Per queste motivazioni crediamo sia necessario fare un’analisi dei risultati elettorali vedendo le conseguenze culturali e sociali di ciò che è accaduto, oltre che quelle politiche.
Abbiamo chiesto ai vari esperti di cercare di dare alcune risposte a questioni utili per comprendere l’oggi e per pensare al domani: come leggere i risultati della Lega e del Movimento 5 Stelle? Come interpretare il crollo del PD e il calo di Forza Italia? Le elezioni del 4 marzo ci pongono di fronte ad un nuovo bipolarismo sostitutivo del tripolarismo del 2013? Questo bipolarismo può stabilizzarsi? In quali forme? La scomparsa del centro quali conseguenze ha sulla politica italiana anche rispetto al nuovo bipolarismo? Che fine ha fatto, in termini politici, il ceto moderato, oggi ridotto al 21%? Il cambiamento radicale avvenuto sembra aver marginalizzato e quasi dissolto le aree moderate e riformiste. Perché? Cosa è avvenuto? Che fine ha fatto il voto cattolico? Come si è espresso? Ed ancora. E’ finita la stagione della personalizzazione delle politica e del predominio di una leadership di tipo verticistico? Cosa sta cambiando? E’ possibile ritrovare la strada del rispetto reciproco attraverso riforme costituzionali (Camera e Senato) e della legge elettorale capaci di rimettere al centro della vita pubblica l’idea della “solidarietà politica, economica e sociale” espressa dall’articolo 2 della Costituzione.
Iniziamo con il presidente nazionale delle Acli, Roberto Rossini – il cui contributo verrà presentato nei prossimi giorni – che offre una lettura dei risultati elettorali dalla prospettiva di un’associazione popolare che vuole comprendere i cambiamenti in atto ma che vuole soprattutto dare risposte ai bisogni dei cittadini, alla loro rinnovata voglia di partecipazione sociale e politica.
Andrea Casavecchia (Sociologo, docente di welfare e cittadinanza sociale presso l’Università di Roma Tre), dopo aver analizzato alcune criticità e debolezze della democrazia rappresentativa (importanza delle procedure, contrapposizione tra democrazia rappresentativa e popolocrazia, binomio popolo-cittadino) che hanno portato alla situazione di “stallo democratico” attuale, osserva come “molto probabilmente ci sia bisogno oggi di una nuova combinazione tra scelte del cittadino e deleghe ai suoi rappresentanti. I due momenti vanno meglio calibrati. Prima avvenivano nelle forme partito. Oggi?”.
Alessandro Serini (ricercatore dell’Iref) presenta uno studio del rapporto tra il dinamismo sociale ed economico italiano e il dinamismo politico e la competizione elettorale.
Cecilia Biancalana (Fondazione di ricerca Istituto Carlo Cattaneo e Università degli Studi di Torino, Dipartimento di Culture, Politica e Società) sottolinea come “Quello delle elezioni del 4 marzo 2018 sia un risultato straordinario per il Movimento 5 stelle. Non tanto (o non soltanto) in quanto il Movimento riesce a conquistare 10,7 milioni di voti (il 32% dei voti validi) ma perché i partiti nuovi alla seconda prova elettorale sono destinati (questo ci dicono i dati disponibili) a subire delle perdite, o comunque a ridimensionare i propri consensi. Questo non accade nel caso del Movimento 5 stelle che tende, al contrario, ad aumentare considerabilmente (di quasi due milioni di voti) il suo bacino elettorale. È interessante, allora, provare ad analizzare sia le ragioni di questo grande successo che i mutamenti sociali e politici che stanno alla base dell’emergere, nel sistema politico italiano, di questo nuovo soggetto politico”.
Fabio Bordignon (Sociologo e politologo, coordinatore Osservatorio elettorale LaPolis dell’’Università degli Studi di Urbino “Carlo Bo”) osserva come “ci sia già un nuovo centro-destra. Ma il vecchio centro-destra non è ancora stato superato. Anzi, quel che rimane dell’invenzione berlusconiana frena la transizione verso un assetto del tutto nuovo. Gli elementi di novità, più che ad effettive svolte programmatiche, più che al sensibile spostamento degli equilibri interni, sembrano così riconducibili, ancora una volta, al fattore personale“.
Stefano Semplici (Docente di Etica sociale all’Università di Roma «Tor Vergata») sottolinea la necessità di riaprire il cantiere delle riforme (riforma costituzionale e legge elettorale) proponendo l’idea di un nuovo bicameralismo. Ma secondo Semplici “questo ‘bicameralismo del rispetto’ non sarebbe evidentemente sufficiente a curare il disagio e i mali della democrazia italiana. Per farlo c’è bisogno non solo di riformare le istituzioni, ma di ritrovare le ragioni etiche e culturali della «solidarietà politica, economica e sociale» che l’articolo 2 della Costituzione affida come obiettivo e come impegno a tutti gli italiani. Potrebbe essere però un primo passo. C’è davvero troppa ostentazione “muscolare” nei Palazzi e intorno alle urne”
Per chiudere, proponiamo un’ampia ed interessante intervista a Carlo Borgomeo (Presidente Fondazione CON IL SUD e dell’Impresa Sociale Con i Bambini) – realizzata da Fabio Cucculelli – in cui la politica viene richiamata alle sue responsabilità ed invitata a cambiare la prospettiva attraverso la quale legge la realtà sociale del Paese. Secondo Borgomeo “l’affermazione che il sociale viene prima dell’economico non è uno slogan ma è il paradigma nuovo che deve rovesciare quello vecchio”. E questo sia sul piano economico che politico.
Infine una nota sul titolo che abbiamo scelto per il nostro focus. La situazione politica italiana ha bisogno di un centro di gravità permanente, di una stabilità, di un nuovo e diverso equilibrio per affrontare la gravità della situazione sociale ed economica che stiamo attraversando. E’ l’ora della responsabilità, di contribuire insieme all’interesse comune.
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