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La Redazione
rnQuesti ultimi mesi, che hanno portato dalla caduta del governo Berlusconi alla nascita del governo Monti, segnano un ritrovato interesse dei cattolici per la politica e per la necessità di un loro più consistente protagonismo. C’è un chiaro risveglio del mondo cattolico le cui energie, se incanalate positivamente e adeguatamente valorizzate, possono essere uno dei veri segnali di novità della politica del nostro tempo. Questa energia propulsiva non necessariamente deve tradursi in un partito cattolico, ma non può in ogni caso rimanere disorganizzata, pena l’insignificanza.
rnIl governo Monti, in questo senso, attraverso la tregua forzosa raggiunta dalle opposte parti politiche, può essere il terreno fertile per la costruzione di qualcosa di nuovo, capace di incidere profondamente, e nuovamente, negli scenari politici futuri.
rnQueste, in sintesi, le considerazioni alla luce del sondaggio Ipsos, “I cattolici nell’attuale scenario politico italiano”, promosso dalla Fondazione Achille Grandi per il Bene Comune.

Chiesa, religione e politica
Risulta in calo l’idea che sia giusto che la Chiesa intervenga con forza nel dibattito morale ed etico chiedendo comportamenti di voto coerenti ai cattolici, in questo caso in particolare tra i praticanti scarsamente impegnati (dal 36% del 2007 al 23% del 2011), l’opinione prevalente e in crescita dal 2007 è che la politica sia laica ed eserciti una sintesi tra le diverse posizioni culturali e tra i diversi valori.
“Forse è proprio per questo – spiega il presidente della Fondazione Achille Grandi per il Bene Comune, Michele Rizzi – che una presenza organizzata dei cattolici è condivisa dal 7% dei cittadini, ma un’attenzione più consistente è riservata all’ipotesi di un movimento intermedio che sia in grado di parlare contemporaneamente alle classi dirigenti politiche ed imprenditoriali e ai cittadini (27% condivide un’ipotesi di questo genere, adesione che sale al 42% tra i praticanti impegnati e al 32% tra i praticanti scarsamente impegnati). E’ interessante notare che più di un quinto dei non praticanti e poco meno fra i non credenti mostra interesse per questa ipotesi”.

Il risveglio dei cattolici

L’attenzione alla ripresa di intervento dei cattolici è piuttosto elevata (oltre 40% dei cittadini ha seguito questi avvenimenti con attenzione più o meno alta) certo più intensa tra i praticanti impegnati, ma decisamente rilevante anche tra non praticanti e non credenti.
“Il risveglio cattolico – osserva Rizzi – può servire a migliorare la tenuta del paese, sembra in grado di rapportarsi alla pluralità dei cittadini e non solo alle èlites, sembra anche essere qualcosa di più rispetto alla pura reazione ad una situazione di difficoltà politica dopo la crisi del berlusconismo”.
Tuttavia, come emerge dall’indagine Ipsos, prevalgono i dubbi rispetto alla capacità delle associazioni e dei movimenti cattolici di trovare una posizione comune in generale, anche se su alcuni aspetti (politiche per la famiglia, per la sicurezza, il lavoro giovanile e l’immigrazione) si pensa che sia i movimenti che i politici sapranno mettersi d’accordo. Più perplessità emergono per quei temi che rappresentano in generale faglie importanti di frattura nella società e nella politica: le politiche economiche, i temi etici, le politiche fiscali.
In generale si ritiene che i cittadini cattolici abbiano posizioni diverse tra loro sul complesso dei grandi temi testati anche tra i praticanti impegnati (57%), pur se le opinioni si dividono a metà quando si chiede se ci siano più elementi di unità o di divisione tra i cattolici italiani. In questo caso la fede comune fa premio e fra i praticanti, impegnati o no, prevale nettamente l’idea di vicinanza.

Lo scenario politico attuale

Coerentemente con il crescere dell’idea di una sorta di autonomia delle opinioni morali (ascolto, ma poi decide la mia coscienza), scende anche la percezione dell’esistenza di forze politiche che meglio delle altre rappresentano i cattolici italiani (era il 45% nel 2007, oggi è il 31%) e questa posizione rimane molto simile tra cattolici e non. Tra chi ritiene che vi siano forze rappresentative, l’UDC rimane saldamente il partito maggiormente capace di dar voce ai cattolici.
Come tra tutti gli italiani, anche tra i cattolici – secondo i dati Ipsos – il giudizio sull’operato dei principali partiti non è lusinghiero (nessuno ottiene voti positivi). Tuttavia tra i cattolici praticanti si trovano giudizi meno negativi su PD e UDC. “L’interesse per la politica sembra accrescersi rispetto a pochi anni fa” (ma bisogna tener conto che il sondaggio è stato condotto nel momento di crisi e nei giorni della nascita del governo Monti su cui erano puntati gli occhi degli italiani). Il voto dei cattolici vede nei mesi recenti, in coerenza con il comportamento più generale degli italiani, il ridursi del consenso per il centrodestra (che pure gode della maggioranza relativa tra i praticanti impegnati e non), una lieve crescita del centro e del centrosinistra e un rientro importante degli elettori (incerti e astensionisti scendono di circa 6 punti in entrambi i segmenti).

Il governo Monti

“In una situazione drammatica per l’economia e di profonda delusione per la politica (sia di maggioranza che di opposizione) il governo Monti ha rappresentato per tutti un’ancora di salvezza vista con fiducia dalla larga maggioranza degli italiani. Su questo governo si appuntano le speranze sia dei cattolici praticanti impegnati e non, che dei non praticanti, in una sorta di unità nazionale trasversale”, spiega il presidente della Fondazione, Michele Rizzi.
Pur sostenuto comunque dalla maggioranza, i punti di minor consenso si trovano tra i cattolici che frequentano le funzioni solo saltuariamente (dove si massimizza il voto per PDL e Lega) e tra i non credenti (dove è più rilevante il voto per la sinistra). Il rapporto col governo Monti, come evidenziano tutti i sondaggi degli ultimi giorni, è però ambivalente: da un lato ci si fida per le capacità espresse e il salto di qualità che esso esprime, dall’altro ci sono ampi margini di critica particolarmente sul tema dell’equità della manovra che sembra colpire troppo lavoro dipendente e pensionati. In sostanza il paese era in attesa di un segnale di uscita da una situazione di crisi pesante (economica e politica), il governo Monti rappresenta una risposta credibile che per ora convince trasversalmente il paese ma il banco di prova della sua tenuta sarà la capacità di coinvolgere tutti nei sacrifici.

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