|

Alla fine della campagna elettorale, dopo il primo giorno di votazioni si registra un calo del 4% dei votanti. Aspettando i risultati della competizione politica, è certamente opportuno riflettere sulla utilità civica di ciascun voto come frutto di una personale partecipazione alla vita democratica:

basterebbe ricordare gli inviti a considerare il valore della scelta elettorale giunti da autorità politiche (la Presidenza della Repubblica) e morali (la Conferenza episcopale) del nostro Paese. Non vanno dimenticate, comunque, le puntuali riflessioni apparse come editoriale del “Corriere della Sera” il 27 febbraio scorso, con un titolo esplicito: “Non esiste voto inutile”. Pierluigi Battista, allora, faceva alcune considerazioni sulla contingente utilità di concorrere comunque al voto che sembra bene richiamare ora che la vigilia elettorale si è ormai conclusa:

a)      E’ bene ricordare, in primo luogo, che c’è stata una semplificazione del sistema dei partiti: essa era già avvenuta alla fine di febbraio per via politica, non per merito di una legge elettorale, “da tutti aborrita”. Per via politica, si scriveva allora, “il potere di veto e di ricatto dei micro-partiti si è vigorosamente ridotto”.

b)      Dal risultato elettorale si auspicava, dunque, l’articolazione di un sistema politico in cui l’equilibrio e le possibilità di governo, in un transizione che inizia a scorgere la sua uscita, sembrava potersi assicurare dalla presenza in Parlamento di almeno quattro partiti significativi, se “la maggioranza scaturita dalla vittoria di uno dei due partiti maggiori non fosse tanto clamorosa, soprattutto al Senato”.

c)      La presenza dell’Unione cristiano democratica e della Sinistra arcobaleno accanto al Pd e al Pdl, peraltro, appariva fin da allora utile “anche nel caso di una affermazione netta di uno dei due soggetti forti della competizione, perché nel nuovo Parlamento allargare il consenso potrebbe essere scelta saggia e lungimirante”.

d)      Infine, si invitava a considerare l’utilità, per il sistema Paese, di tenere insieme il tessuto democratico nazionale, così da non ritenere auspicabile “umiliare chi non si riconosce in un rigido schema dualistico, ma non intende farsi risucchiare nel recinto della marginalità irrilevante”.

Si comprendono, dunque, le ragioni sostenute dall’editorialista nel valutare l’eventuale presenza parlamentare di “un forte centro” e di “una sinistra radicale”, in grado di ”arricchire il panorama post-elettorale di nuove opportunità”, che vedrà “comunque protagonisti i partiti maggiori”. Nessun voto inutile, quindi, ma un interesse di tutti.

Ti è piaciuto questo articolo? Condividilo!

FACEBOOK

© 2008 - 2024 | Bene Comune - Logo | Powered by MEDIAERA

Log in with your credentials

Forgot your details?