A dire il vero una lettura dei fatti con le categorie della legislatura che si è appena chiusa, potrebbe portare a questa conclusione. Ma temiamo che leggere ciò che potrà accadere dopo il 14 aprile con gli occhiali di questi due anni che abbiamo alle spalle, sia probabilmente una strada fuorviante.
E questo non solo perché i parlamentari cosiddetti teodem sono stati tutti ricandidati e a Luigi Bobba è stato assegnato il posto di capolista del Piemonte. Non è questo l’asse del nostro argomentare. Probabilmente le liste elettorali sono più il frutto delle alchimie tra le varie componenti del PD che di evidenti disegni politici.
Vogliamo invece provare a proiettarci nella prossima legislatura che secondo molti – pur di parti politiche diverse – si presenta come costituente.
Innanzitutto non avremo più due blocchi contrapposti, un bipolarismo muscolare.
L’iniziativa di Veltroni di correre liberi ha provocato un terremoto politico.
Nel prossimo Parlamento ci saranno solo 5 o 6 gruppi politici.
Non due schieramenti contrapposti, ma due grandi partiti alternativi e contemporaneamente un’ evidente differenziazione sia al centro che sul versante sinistro del sistema politico.
Dunque forse ci saranno le condizioni perché il bipolarismo politico non si trasformi in bipolarismo etico e che anche sui temi etici possa crearsi un clima costituente. Un clima dove prevalgano il dialogo, il confronto, l’approfondimento sulle grandi questioni che hanno una “rilevanza etica”.
Clima costituente significa anche attingere fino in fondo a quella sintesi di valori presente nella nostra Carta Costituzionale, che si rivela ancor oggi di grande modernità anche di fronte alle sfide radicali della biopolitica .
Clima costituente può anche voler dire – come già sostenuto in altre occasioni – che sui temi eticamente sensibili dovrebbero essere ricercate maggioranze qualificate, come per le decisioni che hanno rilevanza costituzionale. Infatti cosa c’è di più importante che decidere sulla vita e sulla morte, sulla famiglia e sulle manipolazioni genetiche?
Se sarà questo lo scenario prossimo venturo, ecco che il nostro compito potrebbe essere del tutto inedito: cercare di costruire reti di dialogo, favorire non la faziosità ma l’approfondimento, proporre in termini universali valori che affondano le loro radici nella nostra esperienza cristiana.
I cattolici hanno svolto un ruolo rilevante in Italia quando hanno saputo offrire risposte di futuro a tutti i cittadini, credenti e non; quando hanno dato voce al bene comune; quando hanno trovato il linguaggio giusto per rappresentare sentimenti, attese, convinzioni largamente diffuse nel tessuto popolare del Paese.
Forse la legislatura che si apre ci chiede proprio questo: non disperdere quel lavoro prezioso fatto attraverso le associazioni, i movimenti, Scienza & Vita, Retinopera e il Forum delle Famiglie, anzi valorizzarlo in termini anche di rappresentanza politica. Nella chiarezza, ma cercando anche convergenze; nella fermezza dei principi, ma altresì nella capacità di proporli in termini di ragionevolezza civica; nel rispetto di un’anima popolare del cattolicesimo, ma anche nell’incontro con altre sensibilità e culture.
Per questo non rinunceremo a fare la nostra parte nella Camera dei Deputati, dentro al Partito Democratico e nel confronto con tutti, in particolare con coloro – ovunque collocati – percepiscano la rilevanza delle sfide etiche e condividano la possibilità di un dialogo non asfittico e non rinchiuso dentro le mura di un partito o di uno schieramento.
Siamo consapevoli di trovarci su un crinale esposto, ma non per questo vogliamo rinunciare a percorrerlo. Con l’equilibrio e la prudenza che un cammino delicato richiede.