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C‘è di tutto e non soltanto i rifiuti dei cittadini nelle montagne di immondizia che opprimono le strade della Campania, che appaiono nelle fotografie dei giornali di tutto il mondo e che sono al centro dell’interesse – il più delle volte tardivo – della classe politica locale e nazionale.

E nessuna analisi seria può essere svolta se si trascurano tutti i “componenti” dei sacchetti di “ monnezza”.
C’è dentro un cinquantennio e più di sciagurata politica di aiuti al Mezzogiorno, soltanto in parte finalizzata agli interventi infrastrutturali, e massimamente diretta a garantire il pactum sceleris tra ceti politici locali clientelari e imprese del Nord, interessate ad affari del momento – Casmez, terremoto in Irpinia, e, appunto, da ultimo i 14 anni della gestione “ commissariale” dei rifiuti -.
C’è dentro il ruolo ormai “ istituzionale” della camorra – ma analoghi discorsi seriamente andrebbero fatti in Sicilia, Calabria e Puglia con le rispettive “ premiate” organizzazioni criminali-.
C’è dentro l’inerzia della magistratura, pronta ad attivarsi piuttosto, in certi casi, “ a senso unico ed a orologeria”.
C’è dentro il fallimento di un’intera classe dirigente campana- Bassolino, Iervolino, i numerosi ministri campani di oggi e di ieri, ma anche la scadentissima opposizione che ha schierato personaggi di “ alternativa” insignificanti, nella migliore delle ipotesi, o collusi o sopravvissuti al passato con gattopardeschi cambi di casacca -.
C’è dentro la complicità del governo nazionale – attuale e passato – che si è limitato ad inviare soldi a soggetti legibus soluti, i commissari, appunto, terminali di operazioni certamente non concepite soltanto in Campania.
Allo stato sono tutti a gridare all’emergenza ed all’urgenza della soluzione. E’ ovvio che non c’è alternativa all’intervento dell’immediatezza, ma se si smarrisce l’occasione di una spietata riflessione sul “ sistema” che è dietro i rifiuti sarà tutto vano!
Neppure l’emergenza può essere gestita da chi oggi ha responsabilità di governo, non importa se fa parte di “ cordate” amiche; occorre valorizzare le pratiche di “ buon governo”, che in Campania stessa non mancano: si pensi all’isola felice di Salerno, esempio in fatto di sicurezza, pulizia, efficacia dell’azione amministrativa, e, tuttavia, dove il sindaco in carica ha dovuto inventarsi una lista civica per essere rieletto, aggirando così i veti dei partiti del centro- sinistra, di cui pure è espressione, che viceversa spingevano per ipotesi di “ apparato” allineate in sede regionale e nazionale.
Il nodo, in definitiva, è più grande ed investe la politica italiana in generale, di cui l’immondizia campana può diventare metafora! Il rischio più grande, tra l’altro, è che in quei sacchetti si nasconda l’antipolitica, che in Campania (per ora, soltanto) sta diventando piazza disperata, spesso “ utilizzata” da soggetti terzi “ interessati”.
I leader del futuro, se ce ne sono all’altezza nei vari schieramenti, si misurano anche dalla capacità di fare chiarezza su questi punti.

rnL’emergenza è sì nazionale, e non riguarda la sola “ monnezza”.

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