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Il traffico, ormai caotico, di “intercettazioni a mezzo stampa” induce una serie di riflessioni inevitabilmente trasversali, nel senso che interessano differenti temi ed andrebbe trattato oltre le “logiche” di appartenenza.

Proviamo a procedere per suggestioni; è chiaro che l’argomento diretto è la tutela della riservatezza, ma porre l’accento su questo aspetto rischia di essere “ dolosamente” fuorviante. La privacy va invocata da tutti, ma i personaggi pubblici devono, giuridicamente e culturalmente, accettare di avere meno diritto al rispetto della propria vita privata: la trasparenza e l’informazione prevalgono sulla prerogativa del singolo. Ma non vale lo stesso discorso per la molteplicità di soggetti “occasionalmente” oggetto di intercettazione e, soprattutto, estranei alla vicenda sostanziale di cui è indagine, giudiziaria e “giornalistica”.
In realtà i profili più rilevanti sono altri ed assai più significativi. La vicenda delle intercettazioni mette a nudo l’intreccio tra stampa – una parte – e la magistratura – non tutta -. Non siamo di fronte ad un giornalismo d’indagine, che in Italia attualmente, forse, sa fare soltanto la Gabbanelli. Magari! Ci sarebbe da rallegrarsi di avere finalmente un’informazione capace di essere watch dog, secondo la migliore tradizione dei reporters americani. No, qui si tratta di giornalisti di schieramento, anelli di una catena politico- economica, che ricevono notizie, testi di intercettazione, verbali di interrogatori e così via da pubblici ministeri a loro volta uniti in un link dai contorni tutti da approfondire.Sospetta è la tempistica, al pari della scelta delle persone e delle circostanze divulgative. So la reazione del lettore: ecco un simpatizzante berlusconiano! Ed il dramma è proprio questo: il centro- sinistra ha rinunziato ad occuparsi seriamente del potere giudiziario, della necessità di riportare un servizio ai cittadini nel alveo costituzionale suo proprio, con discorsi non più differibili di separazione della carriere, di organizzazione delle strutture in chiave di reale terzietà, con il ripensamento del ruolo del CSM etc. Non si può far finta di non vedere, all’insegna del “ tanto i giudici sono amici “ e quando vanno fuori dal seminato “ so come fare”, senza necessità di attaccarli frontalmente!
Il ruolo nefasto, su questi temi ed altri, di una certa sinistra, radicale o “interessata”, ha fatto sì che questioni molto serie fossero appannaggio di persone assai meno serie. Su questi profili – stampa realmente libera, magistratura riformata, riorganizzazione della pubblica amministrazione – attendiamo urgenti parole, ad esempio del PD, che rompano l’attuale silenzio ambiguo se non complice.
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