Per quanto concerne le previsioni relative al Ministero dell’Ambiente, Territorio e Tutela del Mare, le tabelle da pag. 623 a pag. 627 del testo sono tutte a saldo negativo e, ciò che più conta, nulla cambia nella loro struttura , mantenendo una articolazione figlia dei disastri concettuali e gestionali ormai ascrivibili ad un quasi ventennio di non volontà e non capacità di attribuire la necessaria centralità politica all’obiettivo ‘sviluppo sostenibile’ ai tempi del cambiamento climatico in atto e quando la comunità internazionale , nonostante il negazionismo al riguardo di Trump, riconferma come decisivi i ‘Sustainable Development Goals’ (SDG’s).
Ciò appare ancor più grave nel momento in cui Francesco ci fa il dono della ‘Laudato sì’.
Da molto tempo, in campo ambientale, mancano all’Italia una politica, ministri all’altezza, per dire, di una Segoléne Royal, burocrati competenti ed immuni da tentazioni corruttive: per questo gli effetti della gravissima crisi ambientale e finanziaria globale in atto sono da noi tali da far ritenere esigenza immediata di governo un ‘crash-programme’ di transizione all’unico sviluppo possibile, quello sostenibile.
Mi chiedo, ovviamente, come sia possibile evocare da anni, invece, la rincorsa ad una ‘crescita’ che significhi anzitutto efferato ed ulteriore consumo della risorsa più scarsa, il suolo fertile di pianura irrigua, attraverso grandi opere utili solo all’accoppiata dominante ‘cemento+tondino’ e ai suoi commensali tangentizi, desco cui si associano ormai stabilmente le mafie.
Ritengo altresì urgentissimo che contemporaneamente si ponga mano ad un radicale ridisegno normativo, condiviso secondo approcci partecipativi di sapore europeo (un ‘Patto per lo sviluppo sostenibile’?), che armonizzi la nostra legislazione con quella dell’Unione attraverso uno snellimento sul versante burocratico e procedurale che elimini discrezionalità, corruzione, concussione.
Ciò, pur essendo ben consapevoli che purtroppo la Commissione Juncker certo non eccelle in termini di sensibilità ai temi della sostenibilità, a partire dai limiti che si tentano di imporre al ‘pacchetto economia circolare’.
Urge la creazione di funzioni e strutture ‘terze’ incaricate di controllo, ‘fact-checking’e monitoraggio di efficacia delle politiche ambientali (e di quelle industriali, territoriali e di ricerca per l’innovazione ad esse inscindibilmente correlate) così come dell’utilizzo delle risorse finanziarie ad esse dedicate, a garanzia del conseguimento di adeguati livelli di ‘enforcement’.
Sbilanciamoci! articola in assi le sue proposte sull’ambiente e la sostenibilità dello sviluppo, con un totale di entrate statali pari a 5,8 miliardi di euro e uscite per 3,9 miliardi:
– in campo energetico, sostenere l’avvio di una strategia nazionale di decarbonizzazione ricorrendo al carbon floor price (per valutare il costo delle emissioni di CO2 prodotte dagli operatori elettrici, introito di 1 miliardo), aggiornare i canoni di concessione per estrazioni di gas e petrolio, eliminare le esenzioni dalle royalties, abolendo la deducibilità ed incentivando l’installazione di impianti fotovoltaici con accumulo. Investendo in efficienza energetica, si risparmiano 8 miliardi di euro/anno, si riduce l’importazione di combustibili fossili, si tagliano le emissioni di gas serra di circa 55 milioni di tonnellate/anno, nel rispetto degli impegni nazionali di riduzione al 2020.
Gli interventi potrebbero riguardare l’industria ed il patrimonio della Pubblica Amministrazione attraverso l’applicazione dei nuovi Regolamenti Edilizi comunali e dei Piani Energetici Regionali e Comunali che promuovono il ricorso a fonti rinnovabili e a schemi di cogenerazione ad alto rendimento : il 70% dei consumi energetici avviene in ambito urbano (gli edifici assorbono il 42% dell’energia , generano il 35% delle emissioni complessive di CO2, sprecano il 70% dei consumi in riscaldamento).
Più in generale, va ribadito che non vanno previste strutture di rigassificazione e di trivellazione: le piattaforme per l’estrazione di idrocarburi in dismissione mineraria, presenti nell’off-shore adriatico e ionico, vengano trasformate in ‘wind farms’, mentre le biomasse residue generate dalla manutenzione del patrimonio boschivo montano, collinare e di pianura (quest’ultimo da accrescere) possono essere valorizzate a fini di incremento dell’autonomia energetica a scala locale.
– investire in interventi di manutenzione e potenziamento delle infrastrutture esistenti, privilegiando le reti ferroviarie regionali, le tramvie e le metropolitane nelle grandi città e dirottando a tal fine 1.300 milioni di euro che la Legge di Bilancio 2017 destina a grandi opere (quando Mose affonda).
– far fronte all’emergenza sismica e al rischio idrogeologico destinando a tali scopi 1,9 miliardi del nuovo Fondo istituito dal Disegno di Legge di Bilancio 2017 per il finanziamento degli investimenti e lo sviluppo infrastrutturale del Paese, evitandone dispersione in progetti frammentati.
Espliciterei qui anche la necessità della diffusione di forme di presidio locale attivo (ingegneria naturalistica) di versanti appenninici ed alpini, la riduzione di prelievi dagli alvei fluviali nell’intorno dei quali viene immediatamente proibito e sanzionato ogni nuovo insediamento, trattandosi di aree esondabili .
– contenere il consumo del suolo destinando i proventi dei titoli abitativi edilizi e delle sanzioni previste dalla normativa al verde, al paesaggio e alla rigenerazione urbana ed istituendo un Fondo di rotazione per le demolizioni delle opere abusive (150 milioni). Espliciterei qui l’urgenza della elaborazione di piani di sviluppo e gestione delle superfici boscate, promuovendo anche la creazione di nuovi boschi planiziali , con particolare attenzione al loro ruolo sia di ‘cortina vegetativa’ (e ‘Carbon sink’) a tutela delle conurbazioni afflitte da pessima qualità dell’aria che di contenimento di emissioni inquinanti da infrastrutture autostradali, ferroviarie, aeroportuali, portuali, nuove costruzioni civili , industriali e infrastrutturali .
Aggiungerei anche come il blocco immediatamente operativo del consumo odierno di 100 ettari/g di suolo agricolo esiga che come in Germania si costruisca solo su terreni già edificati: la "erosione urbana"/"impermeabilizzazione"/“cementificazione” di quei suoli che sono la risorsa limitata da tutelare in vista di una migliore valorizzazione agricola ed ambientale (corridoi e cinture verdi, orti urbani) è fenomeno favorito , oltreché da incultura dominante , dall’attuale regime fiscale per i bilanci comunali, mentre si lasciano ammalorare migliaia di edifici ,anche di pregio, in aree rurali e periurbane. Quel regime fiscale va modificato introducendo, come in Francia, la deduzione dal reddito imponibile di tutti i costi per il recupero/ristrutturazione del già costruito se gli immobili sono locati per 6 anni; sempre come in Francia, per opere di miglioria e manutenzione delle case costruite da almeno due anni, l’IVA va ridotta al 5,5% e si introducano incentivi all’efficienza energetica per quelle costruite prima del 1990.
La disincentivazione di nuova edificazione, riqualificando l’esistente anche sul piano dell’arredo/ornato urbano, viene sottesa da premialità (più facile accesso al credito) e politiche di formazione mirata per nuova imprenditoria di facility management (efficienza energetica, teleriscaldamento /condizionamento, gestione di verde privato/pubblico) e per i settori artigianali edile, termoidraulico, elettrotecnico, della rinaturazione e del disegno e gestione del paesaggio.
– destinare adeguate risorse economiche all’attuazione della Strategia nazionale Biodiversità e uno stanziamento integrativo per gli interventi nelle aree protette (30 milioni).
– frenare la devastazione del territorio da escavazione grazie ad un adeguamento dei canoni di concessione per le attività estrattive.
Aggiungerei qui la necessaria promozione del recupero da macerie e detriti di demolizione di materiali sostitutivi di quelli lapidei pregiati ed esauribili.
E’ urgente la creazione di un ‘asse ad hoc’ CdP-F2I per la bonifica dei territori contaminati (SIN-Siti di Interesse Nazionale) con progetti esecutivi che siano validati dalla Agenzia Europea dell’Ambiente, consentendo per le aree certificate come risanate le ridestinazioni d’uso coerenti con le previsioni urbanistiche a scala locale.
– destinare 400 milioni al Piano Strategico Nazionale per la Mobilità Sostenibile, definanziando le attività di autotrasporto, nocive per l’ambiente. Nel campo dei trasporti vanno privilegiate le opzioni capaci di migliorare la qualità dell’aria: potenziamento del trasporto pubblico e rinnovamento delle relative flotte, logistica commerciale su ferro, in aree urbane affidata a flotte elettriche o a gas , promozione delle bicicletta.
– limitare la produzione dei rifiuti urbani e ridurne il conferimento in discarica aumentando il tasso di raccolta differenziata grazie ad una rimodulazione dell’ecotassa sui rifiuti (maggiori entrate per oltre 425 milioni).
Aggiungerei qui come, nel campo dei servizi di igiene ambientale urbana, vada generalizzata la pratica di raccolta differenziata “porta a porta” delle frazioni di rifiuto recuperabili a scopi industria (Economia Circolare) ed agricoli (per ridare fertilità ai terreni si valorizzino fermentazione aerobica ed anaerobica dei residui organici). La precaria qualità dell’aria in molte aree del Paese orienti anche le scelte impiantistiche di trattamento dei flussi di rifiuti residui verso la stabilizzazione biologico-meccanica (TMB) del rifiuto urbano residuante dalla raccolta differenziata, coerente con la strategia ‘Rifiuti Zero’ che attua la strategia dell’Unione Europea in tema di eliminazione di nuove sorgenti di emissioni addizionali (es. inceneritori). Emerge qui l’urgenza della cancellazione dello ‘SbloccaItalia’ e della sua nefasta previsione di nuovi ed ormai più che obsoleti inceneritori per dar ‘da mangiare’ ai ‘fuochisti’ amici da sempre della ‘brutta politica’.
Più in generale, una seria strategia di sviluppo sostenibile richiede la riflessione circa il reperimento di risorse, a mio parere da allargare ad un più efficace utilizzo (oggi al 17% circa) delle risorse comunitarie, ai tagli alla spesa militare (non è spiegabile allocare 11 miliardi per l’acquisto di F35 considerati dal Pentagono non operativi in assenza di ulteriori ingenti investimenti sulla struttura da parte del produttore) , alla alienazione trasparente (non ‘buy-back’da parte della malavita) di beni sequestrati all’economia criminale.
E’ richiesta altresì chiara adesione ad una politica che dia priorità a ‘manutenzione, rinaturazione e riqualificazione del territorio’, ‘manutenzione, rinaturazione e riqualificazione dell’ambiente costruito’, ‘manutenzione di infrastrutture e servizi’.
Qui sottolinerei come sia ormai più che critico il degrado di infrastrutture quali: la ferroviaria (priorità da dare a pendolarità e trasporto merci), l’elettrica (Terna deve dare priorità a Smart Grid per favorire la valorizzazione di fonti rinnovabili); la acquedottistica (dispersione dalle reti idriche di oltre il 50% rispetto al 10% fisiologico ante-‘sbornia da finanziarizzazione’ nei servizi pubblici locali); la fognaria/depurativa oggetto di molte procedure d’infrazione UE , la telematica – priorità a banda larga, reti informatiche. Si deve richiedere immediata manutenzione e sviluppo di reti e impianti citati, con estesa applicazione di moduli di telecontrollo, telecomando/telegestione e monitoraggio che garantiscano il trasferimento dell’informazione in tempo reale ai competenti enti di controllo ed al pubblico (es. inquinamento atmosferico, consumi idrici ed elettrici, qualità delle acque, stato dei trasporti).
Ciò fa a pieno titolo parte delle azioni derivanti dalla piena adesione alla strategia ‘Smart Cities’ della UE ed all’efficace accesso ai relativi fondi.
Non si può infine non dare priorità a politiche di innovazione per l’adattamento al cambiamento climatico in atto, dal rispetto delle norme internazionali in materia di riduzione delle emissioni climalteranti con particolare attenzione ai seguenti comparti:
– promozione di tecnologie pulite (adeguamento ai parametri BAT-Brefs UE) per la produzione di prodotti più puliti (eco- design , certificazione e Label) nei principali settori industriali del Paese; – aggregazione di ‘clusters’ tra strutture universitarie, CNR, ENEA e private per l’avvio di ‘ecoprogetti finalizzati’ nei settori della chimica verde (per la reindustrializzazione del comparto) , dei nanomateriali, delle nanotecnologie, delle biotecnologie ambientali e mediche, della logistica, dell’ecodesign dei nuovi prodotti e delle nuove merci, dell’energetica dell’efficienza, delle fonti rinnovabili e dei nuovi combustibili .