Nel mondo sono più di 45 i muri eretti per contrastare l’immigrazione e il flusso delle persone. L’ultimo, in ordine di tempo, è una recinzione di rete metallica, costruita a partire dal luglio 2015, lungo il confine tra l’Ungheria e la Serbia per respingere i migranti in arrivo dai Balcani. La geografia dei muri e dei fili spinati che separano […]

Nel mondo sono più di 45 i muri eretti per contrastare l’immigrazione e il flusso delle persone. L’ultimo, in ordine di tempo, è una recinzione di rete metallica, costruita a partire dal luglio 2015, lungo il confine tra l’Ungheria e la Serbia per respingere i migranti in arrivo dai Balcani. La geografia dei muri e dei fili spinati che separano molti Paesi non è solo una questione europea ma mondiale che va da Est ad Ovest, da Nord a Sud, da Occidente ad Oriente: il muro tra Cisgiordania e Israele, lungo 420 miglia; le enclavi spagnole in Marocco di Ceuta e Melilla circondate da reti (munite di telecamere) alte fino a 7 metri; il muro di filo spinato tra India e Pakistan che copre la metà dei 2900 chilometri di confine; il muro tra Usa e Messico (uno dei più lunghi al mondo) che corre tra i 3200 chilometri del confine tra i due paesi. Questi sono alcuni dei luoghi che segnano la separazione fisica tra popoli e nazioni, che indicano la voglia di difendersi dalle minacce dell’altro, dello straniero.

Dove sta allora la novità dell’oggi rispetto al passato? Perché il nostro approfondimento del mese di giugno affronta questo tema?

Da realtà associativa radicata in Italia ed in diversi paesi europei e del mondo, che si è sviluppata anche sotto la spinta degli italiani immigrati all’estero, le Acli non possono stare a guardare senza riflettere, per provare a reagire di fronte a ciò che sta accadendo in Europa. Nel cuore di un continente che dopo la seconda guerra mondiale voleva diventare unito per vivere in pace, superando i confini nazionali e abbattendo i muri, ora tornano i muri, le barriere che marcano gli spazi, istituendo un dentro e un fuori.

Cosa sta accadendo in Europa? Perché si risponde erigendo nuovi muri e frontiere? Il patto, l’idea su cui si fonda l’unione europea si sta via via sgretolando? La questione del terrorismo islamico e della spinta di interi popoli di rifugiati, è sufficiente a spiegare le tendenze in atto? Quali scelte politiche deve mettere in atto l’UE? Ed ancora che ruolo può avere la società civile organizzata sia a livello europeo che globale?

A queste domande cerchiamo di rispondere con i vari contributi proposti. Partiamo con Marco Bonarini che mostra tutta la profondità e ricchezza della narrazione biblica sul tema dei muri e delle porte sottolineando come Gesù arrivi ad abbattere il muro di separazione tra giudei e pagani. Proseguiamo con Marco Dotti che invita noi tutti e soprattutto i decisori politici a trovare categorie, paradigmi e linguaggi nuovi per leggere i fenomeni che stiamo vivendo dando risposte adeguate ai tempi. Tonino Cantelmi ci invita a vincere le nostre paure e ad immaginare risposte di vita, speranza e accoglienza e non certo di chiusura dentro i confini nazionali. Dello stesso tenore le considerazioni di Marina Berlinghieri che invita l’Europa a rispondere alla sua crisi di identità operando scelte condivise e collaborative per contrastare la migrazione irregolare e per favorirne una ordinata che possa portare benefici sia ai migranti sia ai Paesi di destinazione.

Infine il contributo di Laura Zanfrini afferma che l’immigrazione per sua natura, sfida i confini di una comunità; non soltanto quelli fisici e politici, ma anche quelli identitari, rimettendo in discussione i principi e i valori su cui si fonda la convivenza. Ma la risposta non può essere quella della chiusura. Infatti l’identità più profonda dell’Europa, che ha generato il principio della dignità di ogni persona e l’idea di una solidarietà istituzionalizzata, rischierebbe l’imbarbarimento nel momento in cui si trovasse ad abdicare ai principi fondamentali della sua civiltà giuridica.

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