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Il doping è un problema di tutti. Non riguarda solo i professionisti ma anche gli amatori. Per contrastare questo fenomeno servono leggi e una governace del sistema, ma anche un’azione formativa ed educativa, rivolta ai giovani e agli adulti

L’aspetto ludico dello sport è riconosciuto da tutti: sia da chi lo pratica è si diverte a farlo, sia da chi lo segue dagli spalti di uno stadio, palazzetto, o davanti ad un televisore seduto tranquillamente in casa.

Sarebbe riduttivo, però, intenderlo solamente in questo modo. Lo sport, per chi lo pratica, implica un continuo allenamento, un esercizio fisico che richiede impegno e fatica. Mette alla prova chi si cimenta nelle varie discipline e, contemporaneamente, lo porta a sperimentare la vittoria, la soddisfazione personale per i risultati conseguiti, ma anche la sconfitta e la scoperta dei limiti del proprio fisico.

Per questo, a volte, per la necessità o il desiderio di migliorare i propri risultati si ricorre a scappatoie ricorrendo a farmaci e a sostanze illegali.
Questa abitudine, nota ai più con il termine di doping, appare per la maggior parte delle persone, come un argomento solo per specialisti o per sportivi appassionati. Un tema per una nicchia, che arriva sui media solo in casi eccezionali. Invece è un argomento che deve interessare tutti noi per le ricadute importanti che ha nelle nostre vite quotidiane.

Il Doping, infatti, ha un legame molto stretto con il mondo della malavita organizzata che commercializza, in modo illegale, farmaci vietati e tante volte senza alcun controllo sanitario di origine. E’ un mercato fiorente che, spesso, sfugge agli occhi di tutti noi, contribuisce ad arricchire la malavita sconvolgendo la vita di persone normalissime. E’ un mercato che consente di “sperimentare” sugli atleti stessi l’efficacia di nuovi farmaci.

E’ sotto gli occhi di tutti la ricaduta in termini di salute su chi assume queste sostanze: gli atleti prendono farmaci per patologie che non hanno, per migliorare le loro prestazioni, ma con il risultato di subire gli effetti collaterali che essi provocano.

Ci capita, allora, di vedere atleti di fama che si ammalano di tumori o che hanno problemi cardiaci. Molto noto è la percentuale atlissima di casi di SLA nei giocatori di calcio.

Occupandomi di questo problema la prima considerazione che ho fatto è stata che, stante così le cose, lo sport faccia male alla salute.

La seconda osservazione è che siamo portati a pensare che questa piaga riguardi solo gli atleti professionisti, in realtà non è così!  Sono tantissimi gli amatori che solo per andare “un po’ più forte” si dopano mettendo a repentaglio la propria vita. Ho ascoltato, più di una testimonianza, di giovani che hanno dovuto smettere di gareggiare per non cedere alla tentazione del doping e di facili risultati.

Come contrastare questo fenomeno?

Certamente serve un’azione di formazione e di educazione, sui giovani e adulti, sul vero valore dello sport, “allenarli” ad affrontare la fatica ma anche a riconoscere i propri limiti fisici, psicologici e le proprie fragilità.

Provo invece a soffermarmi su alcuni aspetti legislativi che possano essere di fermo contrasto al doping.
Innanzitutto individuare una “Governance” del sistema di contrasto al doping, che presieda al sistema dei controlli sugli atleti. Accanto a questo incrementare la ricerca e lo studio sulle nuove molecole farmacologiche che alimentano il mercato clandestino. Per finire lavorare seriamente sul sistema sanzionatorio.

La Governance del sistema antidoping è un punto nodale, è necessaria una netta indipendenza dell’Agenzia Antidoping sia dal CIO/CONI/Federazioni sportive sia dalla politica. Una Agenzia i cui vertici decisionali non vengano nominati dal CONI o dalle Federazioni per essere davvero autonoma da ogni sorta di condizionamento. Non meno importante è l’autonomia finanziaria che questa dovrebbe avere in modo da non essere soggetta a tutela da parte dei Ministeri o dal CONI stesso.

Essa, in altre parole dovrebbe:
– vedersi attribuita l’organizzazione dei controlli antidoping, dal prelievo dei campioni biologici alla sua analisi;
– avere potere sia sugli atleti di vertice sia su atleti amatori sia i giovani atleti.
– poter determinare la lista degli atleti da controllare e i tempi del controllo antidoping. Quest’ultimo aspetto è particolarmente importante per rendere efficaci i controlli, in particolare quelli svolti “fuori competizione” e a sorpresa.

Spesso sentiamo dire che il doping cammina più velocemente del sistema antidoping per questo l’attività di ricerca sulle nuove molecole “dopanti” è una priorità per giungere ad aggiornare velocemente le liste dei farmaci vietati. Consente di riconoscere gli effetti collaterali che causano danni alla salute degli atleti e di trovare i metodi di analisi per ricercare i metaboliti incriminati.

Sono tutti passi che volgono a scoraggiare chi vuole doparsi.

Accanto a tutti questi aspetti c’è anche il tema del rilasciare l’autorizzazione di uso fini terapeutici di farmaci vietati per doping. In questi anni c’è stato un abuso di questa pratica non è un infatti un caso che oltre il 30% degli atleti professionisti si dichiari asmatico chiedendo di usare farmaci analettici che servono a coprire il doping.
Infine particolare attenzione deve essere posto sullo sviluppo dei procedimenti disciplinari riguardanti i tesserati delle diverse federazioni sportive nazionali: è necessario che i regolamenti sia applicati in modo lineare. Una terzietà tra organo giudicante e atleti e federazioni mette al riparo da eventuali errori.

Il contrasto al doping deve anche tenere conto che fino ad ora sono sempre e solo gli atleti a “pagare”. I dirigenti sportivi e gli allenatori, che vivono a diretto contatto con gli atleti, conoscono tempi e allenamenti e carichi di lavoro svolti, difficilmente sono a conoscenza di quanto sta facendo la persona che stanno allenando o seguendo.

Occorre domandarsi quale tipo di società stiamo costruendo per i più giovani e su quali valori vogliamo puntare.

Il mio impegno nasce dal desiderio che lo sport sia espressione di una vera e sana competizione dove la differenza la fanno i talenti e le capacità degli atleti. Una competizione dove le scorciatoie per ottenere risultati non sono ammesse e dove questi sono conseguiti solo con l’impegno costante, la dedizione e la passione per la pratica sportiva.

Il doping è un problema, molto più grave di quello che appare, è un nostro problema, un problema di tutti: chi vuole chiudere gli occhi e ignorarlo?

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