La società contemporanea rischia di commettere un grave errore se si incamminata sulla strada della sua delegittimazione. Semmai il problema da affrontare è quello del suo contenuto. La scuola ha sempre bisogno di ripensare se stessa e il suo ruolo, così come ha il dovere di focalizzare l’attenzione sulle sue specifiche competenze.
Se l’istruzione si trova oggi nella condizione di ripensare se stessa e il suo futuro va anche sottolineato che la scuola non è soltanto istruzione, se per questo si intende un gruppo di conoscenze collegate strettamente alla loro assimilazione intellettuale. Non è necessario soffermarsi a lungo sul fatto che l’esplosione delle conoscenze ha ormai reso impossibile mantenere la struttura tradizionale del curricolo e del suo modo di concepirsi in relazione all’apprendimento. Ciò che emerge è il fatto che l’istruzione stessa ha difficoltà a dire in che cosa consiste il suo mondo, fin dove giunge il confine della sua specificità, quale ne sia la distribuzione gerarchica e il suo valore. Si è introdotto il concetto di ‘conoscenze essenziali’ – criterio apparentemente salvifico – per provare a identificare gli elementi fondativi di un determinato settore del sapere. Ma questo non è certo sufficiente e non è nemmeno il problema centrale.
Il rapporto tra produzione di conoscenze e discipline, l’emersione di nuovi campi disciplinari e la pluralità delle loro intersezioni, impongono che si affronti il tema della revisione del concetto di istruzione affrontando sia il suo campo semantico sia quello operativo. E’ l’epistemologia della conoscenza e dello stesso sapere – per usare un termine che sempre più intende qualificare questo settore – che richiede una diversa riflessione su ciò che si intende normalmente per istruzione. Se il suo valore non è in discussione, lo è certamente il suo statuto epistemologico nell’ambito di ciò che si definisce curricolo con la relativa pluralità di elementi che lo costituiscono. Credo che si debba transitare da un modello statico delle conoscenze ad un ‘modello dinamico’. Tale modello non è più rappresentato dal termine storico ‘scuola’, semmai da quello di ‘sistema formativo’.
Si prendano alcuni temi molti comuni nella letteratura attuale: apprendimento, lavoro, realtà, competenza, ecc. e si mettano in relazione al concetto di istruzione che la tradizione ci ha consegnato. Si può rilevare che non pochi elementi di tale sistema, storicamente strutturato in materie/discipline definite, dovrebbero essere modificati. Va inoltre considerato che l’orientamento normativo colloca l’esigenza d’istruzione nell’ambito del ‘conoscere che produce conoscenza’ con le relative modalità di realizzazione: l’apprendimento sta alla base del processo conoscitivo e questo sta alla base delle azioni e delle operazioni formative.
La conoscenza, dall’ottica espistemologica, ha evidenziato sia una più ampia articolazione interna sia un orientamento alla personale padronanza delle operazioni: la consapevolezza del processo è infatti una condizione primaria di apprendimento e di sviluppo. La trasformazione richiesta può diventare ancora più rilevante se si accettano due presupposti già presenti anche nella normativa italiana: la personalità e il cambiamento.
Da una parte, ci si rivolge all’idea di persona come punto di riferimento più alto e anche come criterio di organizzazione del processo di istruzione e di formazione. La stessa attenzione va posta sul valore del cambiamento. Persona e cambiamento trovano la loro traduzione esistenziale nel concetto di personalità. E’ quindi sulla personalità che va concentrata la dimensione dinamica sia della conoscenza sia della consapevolezza. La persona è la personalità che si muove nell’esistenza individuale e nell’ambiente sociale con l’esigenza di imparare a gestire il proprio cambiamento con la sua dimensione storica.