In questo contesto la crisi della democrazia appare, in prima battuta, come una crisi di fiducia nella possibilità di sentirsi adeguatamente rappresentati. Problema, questo, che non riguarda solo la politica in senso stretto, ma che si estende a quelli che, un tempo, si sarebbero detti i corpi intermedi. Come non riconoscere, ad esempio, la difficoltà manifestata da molti – soprattutto tra le generazioni più giovani – a sentirsi rappresentati dal sindacato?
A ben guardare, però, tale crisi non riguarda solo la credibilità dei rappresentanti; essa investe la generalità dei rappresentati, sempre meno disposti a riconoscersi in altri, ma altrettanto poco propensi a impegnarsi in prima persona. Basti pensare alla difficoltà con la quale, durante una riunione scolastica, si riesce a trovare persone disponibili ad assumersi il ruolo di rappresentanti dei genitori o, più in generale, la ritrosia con cui ci si rende disponibili a farsi portavoce di altri all’interno di un contenzioso. Quello che sembra emergere in modo sempre più netto è la difficoltà crescente con cui le persone riescono a mettersi in gioco, aprendosi al rischio del confronto pubblico.
Molte possono essere le ragioni sottese a tale fenomeno, ma non ritengo che possano essere individuate, come troppo spesso si è tentati di fare, solo in un ripiegamento egoistico, o in una fuga dalle responsabilità e dall’impegno dettate dal disinteresse. Credo che quel fenomeno possa essere letto anche come il sintomo di una debolezza, di una paura. Sentimenti, in fondo, naturali, ma che la democrazia deve contrastare se vuole realmente affermarsi.
Nel ’43, quando il dramma della guerra non era ancora alle spalle ma già si pensava alla fatica della ricostruzione, Jacques Maritain scriveva che "la democrazia è un paradosso e una sfida alla natura, alla natura umana ingrata e ferita, dalle cui aspirazioni originali e risorse di grandezza essa però attinge". La democrazia – intesa come strumento attraverso il quale dar corpo al bene comune – scommette infatti sulla possibilità, per l’uomo, di resistere alla tentazione di chiudersi in se stesso, realizzando uno spazio di crescita integrale e personale; ma questo è un percorso tutt’altro che scontato.