Gli incontri Celimontani dello scorso anno, promossi dalle monache e dai monaci camaldolesi di Roma, hanno affrontato il tema dell’economia, ossia della produzione, dell’accaparramento e della distribuzione delle risorse. Obiettivo: verificare le indicazioni della Sacra Scrittura per costruire spazi di giustizia in cui l’economia possa rispondere ai bisogni delle persone

Un pugno nello stomaco. Da una parte economisti dall’altra biblisti ci mettono di fronte alle ingiustizie profonde della nostra società. Sopraffazioni, distruzioni, rapine, oppressione dei poveri dei migranti, di chi non ha strumenti. Nel rispetto formale della legge e perfino della religione. E questo da sempre, anche nelle società ebraiche del primo millennio avanti Cristo, così apparentemente pie e rispettose delle norme, in realtà profondamente ingiuste e prevaricatrici come manifestano i profeti. L’ipocrisia dei cuori, l’occultamento dei fini e dell’insincerità sotto buone intenzioni proclamate di giustizia. Una società sempre più divisa e sperequata, dove la crescita è solo per pochi ricchi che sono sempre più ricchi, ed i poveri pietiscono briciole di pane.

Ma lo Spirito soffia, anche noi possiamo farci suoi strumento per una vera giustizia che parte dal cuore. Le esperienze di alcune persone generose ci mostrano che possiamo opporci all’ingiustizia, che si può cambiare, che possiamo migliorare la vita di tutti e guardarci allo specchio in modo più sincero.

Gli incontri Celimontani dello scorso anno, promossi dalle monache e dai monaci camaldolesi di Roma, hanno affrontato il tema dell’economia, ossia della produzione, dell’accaparramento e della distribuzione delle risorse, vera fonte di ingiustizia e prevaricazione nella storia delle civiltà, per verificare quali indicazioni ci vengano dalla Sacra Scrittura e quali spazi di giustizia possiamo conquistare e come, affinché l’economia serva veramente a rispondere ai bisogni delle persone.

Il volumeIl grido della Terra di fronte alle ingiustizie”, a cura di Guido Innocenzo Gargano, riporta gli interventi dei relatori ai diversi incontri Celimontani 2015-2016, e si articola in tre parti.

La prima descrive il contesto globale dell’economia nella nostra società attraverso tre interventi appassionati: “Una lettura critica dell’Enciclica Laudato si’ di papa Francesco”, a cura di don Renato Sacco, “Il quadro globale dell’economia e della finanza” ricostruito da Marco Vitale, e “La crisi dell’ambiente del pianeta Terra” ben approfondita da Walter Ganapini. Vengono aperte molte questioni, presentando un quadro angosciante di grande degrado e di prevaricazione, che vede prevalere l’interesse di gruppi limitati sulla vita delle persone e sulla salvaguardia del nostro unico pianeta. Da qui, dice padre Gargano, l’esigenza di chiedere lumi alle Sacre Scritture dell’Antico e del Nuovo Testamento, completato da un esempio interpretativo di un grande padre della Chiesa.

La seconda parte approfondisce la ricerca di fede e di speranza dell’umanità nella tradizione ebraico cristiana, attraverso un percorso che parrebbe inatteso, perché così controcorrente ed in contrasto con la logica di dominio e di potere delle società umane, per la scelta scritturale di schierarsi con decisione in difesa dei poveri e degli oppressi, per una vera giustizia. Pietro Bovati tratta “Il grido dei poveri e la giustizia nell’Antico Testamento”, Matteo Crimella “Il grido dei poveri e la giustizia nel Vangelo di Luca” e Guido Innocenzo Gargano “Le invettive dei Padri della Chiesa contro l’ingiustizia: l’esempio di Basilio il Grande”, rigoroso fustigatore della ricchezza alla luce del Vangelo. Il curatore a questo punto invita a prendere fiato, perché le proposte delle Sacre Scritture e dei Padri “possono apparire davvero scioccanti per la nostra società moderna”.

La terza parte è la pars construens, e prende le mosse da un richiamo all’impegno ed alla speranza (il curatore la definisce una bella notizia) di Leonardo Becchetti che proclama fin dal titolo “Una nuova economia è possibile e noi ne siamo gli attori”, seguita da tre testimonianze, quella di Umberto Costamagna “L’impresa tra etica e profitto” (il curatore la definisce “un esempio di lungimiranza proposta, ma prima ancora vissuta”), di Andrea Miotti “Esperienze di nuova economia: La cooperativa Via Libera” e di Paola Montironi “Esperienze di nuova economia: la MAG di Roma”. Questi due ultimi interventi sono un invito a pensare in grande e a concretizzare in piccolo, dice padre Gargano.

Ed ora lasciamo la parola agli autori, con una piccola selezione di frasi significative che danno l’idea della ricchezza di questo volume. Il testo, offerto ai lettori interessati dalla monache e dai monaci Camaldolesi, è scaricabile qui in PDF oppure si può richiedere a stampa ai Monasteri di San Gregorio al Celio e di Sant’Antonio Abate in Roma.

Guido Innocenzo Gargano (a cura), Il grido della terra di fronte alle ingiustizie, Edizioni Camaldoli, Roma 2016.


Citazioni

“Papa Francesco, in questa enciclica Laudato si’, ci ricorda che il mondo è uno, che la terra è una e che le persone sono una, al di la del colore, della razza, della lingua. (…) Ma è la casa comune che piange, la casa di tutti; e il Papa continua a denunciare, a richiamare il ruolo delle religioni, perché dialoghino e lavorino su questo, sottolineando anche le cose positive. Parlo dello stile di vita, dove si mette in discussione questa libertà di consumare come se fosse assoluta, senza limite etc” (Don Renato Sacco p.15).

“Incomincio con i quattro no strepitosi che Papa Francesco ha messo nella Evangeli Gaudium: No a un’economia dell’esclusione; No alla nuova idolatria del denaro; No ad un denaro che governa invece di servire; No all’iniquità che genera violenza” (…) e “non si può restare agnostici, perché restando agnostici (…) sicuramente vincono i sì, che sono già la grande maggioranza” (Marco Vitale p. 22).

“L’Enciclica prende atto dei rischi, fino a quello di estinzione della specie, ormai presente negli scenari elaborati dal mondo scientifico, che l’uomo corre per gli effetti ambientali irreversibili di stili di vita dissipativi” (Walter Ganapini p. 50).

“Là dove il cuore umano, così duro, così malvagio, così sordo, così ingannato si apre ad un atto di vera giustizia, noi lì riconosciamo l’evento con cui Dio fa davvero avvenire la giustizia sulla terra” (Pietro Bovati p.71).

“Che cosa si intende per espulso? (…) Il numero crescente dei poveri, gli sfollati ammassati in campi profughi, le minoranze ed i perseguitati nei paesi ricchi chiusi in prigione, i lavoratori i cui corpi vengono distrutti sul posto di lavoro, le persone che sono stipate in ghetti nelle baraccopoli. La massiccia espulsione di tanta gente è il segnale di una profonda trasformazione del sistema che sta portando ad una nuova fase del capitalismo globale” (Matteo Crimella p. 74).

“Secondo i padri povertà significa anche kenosis, svuotamento, e dire kenosis significa anche dire spoliazione di tutto … quindi la povertà non è il frutto del volontarismo virtuoso (…) ma è soprattutto un dono che si riceve da Colui stesso che ci indica la strada. Dunque non è una conquista ma un dono. (…) I padri sono preoccupati soprattutto di insegnare la strada che loro individuano nella purezza del loro cuore, perché si ricordano di ciò che aveva detto Gesù nel Vangelo: non sono le cose che vengono dal di fuori che contaminano l’uomo, ma sono i pensieri e i desideri che vengono dal di dentro, cioè dal cuore” (Padre Guido Innocenzo Gargano p. 105).

“Comperare un prodotto socialmente sostenibile significa premiare un’azienda che sostiene e rispetta il lavoro, e fa bene a noi in quanto lavoratori e ai nostri figli che lavorano. È meglio premiare un’azienda fiscalmente sostenibile, che paga le tasse in Italia, piuttosto che nei paradisi fiscali, perché così ci sono le risorse per la sanità, la scuola e le pensioni. Il voto con il portafoglio è anche un atto contagioso, perché le aziende, se noi votiamo con il portafoglio, si devono attivare e cambiare; infatti le imprese devono soddisfare i nostri bisogni e non possono fare quello che vogliono, ma devono seguire quello che chiedono loro i consumatori” (Leonardo Becchetti p. 120).

“Conciliare etica ed impresa “in qualche occasione può risultare controproducente; nella mia impresa avere tenuto fermi alcuni comportamenti che possiamo definire “etici”, ad esempio la decisione di non spostare lavoro all’estero in offshoring ha rischiato di provocare la chiusura di una nostra sede, chiusura evitata solo con il ricorso a un intervento condiviso con i sindacati di mobilità volontaria che comunque ci ha fatto abbandonare diverse decine di lavoratori” (Umberto Costamagna p. 131).

“Le MAG si fondano sulla convinzione di essere in grado, con la volontà politica e l’impegno lavorativo dei soci, di dar vita a nuovi modelli di conduzione delle attività produttive, rispettosi delle esigenze di libertà, di benessere, di valorizzazione dell’individuo nel suo impegno di lavoro e, insieme, di sperimentazione e di avvio di nuovi modelli di organizzazione della società civile” (Paola Montironi p.154).

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