La rivoluzione digitale non è un fenomeno che si è sviluppato dal nulla, ma è andato ad inserirsi all’interno di un quadro sociale ed economico ben preciso quello della società liquida. Il lavoro di Cantelmi prende infatti le mosse dalle analisi sociologiche di Zygmunt Bauman che nel 2000, con il suo lavoro Modernità liquida, ha cercato di spiegare la postmodernità usando la brillante metafora del passaggio dalla modernità solida alla liquidità. E proprio all’interno di questa modernità, sempre più liquida, si è “riversata la nuova ondata tecnologica” che in periodo molto breve è riuscita a realizzare un connubio tra informatica e telecomunicazioni che ha smaterializzato le informazioni, “contribuendo a mutare profondamente il concetto di scambio tra persone e idee” (p. 15)
Secondo Cantelmi sono state le innovazioni tecnologiche “quel quid che ha dato il colpo di grazia alla modernità, concludendo il transito dal moderno al postmoderno e permettendo la definitiva emersione dal ‘brodo primordiale tecnoliquido’ di un nuovo affascinante modello di mente” adatta ad un’era globale, interconnessa e plurale in cui il potere è diventato una realtà trasnazionale (p. 15)
La rivoluzione digitale e la virtualizzazione della realtà intercettano ed esaltano alcune caratteristiche dell’uomo liquido: il narcisismo, la velocità, l’ambiguità, la ricerca di sensazioni forti e il bisogno di relazioni light (p. 24). Infatti nell’era digitale le interazioni tra le persone sono sempre più liquide e assumono modalità specifiche “all’insegna di una teatralità che cela una sostanziale freddezza” (p. 19).
Secondo l’autore la società attuale offre al singolo pochi strumenti per affrontare le crisi personali, per leggere la propria storia ed entrare in contatto con il proprio se autentico (p. 20). Si diffondono “sentimenti di solitudine e abbandono e allo stesso tempo crescono crisi di panico, ansia e paure suscitate dalle relazioni interpersonali. Il successo delle chat-line costituisce un chiaro esempio di come le persone possono apparentemente essere socializzate in rete”, mentre nella vita reale sono profondamente chiuse (p. 23)
Cantelmi mette in evidenza con estrema lucidità le derive della società tecnoliquida: quella di essere una società incessante, incapace di staccare la spina e dipendente dalla connessione, che ha abolito i confini rigidi e la distinzione tra privato e pubblico e che ha trasformato “l’amicizia in condivisione” in una rappresentazione di se stessi.
L’autore non si limita a presentare un’analisi critica della tecnoliquidità e delle sue conseguenze sulla mente umana. E’ interessato, da buon psichiatra, a comprendere se e quanto la persona riesca ad essere flessibile ed equilibrata nel gestire questa realtà problematica, in modo da vivere una vita in cui sia possibile crescere ed evolvere (199-200).
Per questo, concludendo il suo libro, Cantelmi offre alcune indicazioni utili per affrontare la liquidità evitando il rischio di affogare. A suo avviso occorre puntare su tre processi irrinunciabili: la ricostruzione di percorsi narrativi dell’identità, recuperare il gusto del bello, la necessità di accogliere l’altro nell’ambito di relazioni interpersonali sane e risanati.
Tonio Cantelmi, Tecnoliquidità. La psicologia ai tempi di internet: la mente tecnoliquida, San Paolo, Cinisello Balzamo (Mi) 2013.
Citazioni
“La società tecnoliquida è una società sempre più attiva, ‘incessante’ divenuta incapace di staccare la spina (…). Sempre lì a digitare, a twittare, a condividere, senza differenza tra giorno e notte, tra feriale e festivo, tra casa e ufficio, come se fosse avviata verso una colossale dipendenza dalla ‘connessione’. La società tecnoliquida è, in definitiva, soprattutto una società che ha abolito i confini rigidi.
Il digitale cattura, avanza inarrestabile, esalta ed eccita (pp. 24.25).
“Una rivoluzione tale può vantare un solo precedente storico, ovvero l’invenzione della scrittura, anch’essa in grado di innescare una mutazione antropologica dalla portata confrontabile a quella attuale (p. 25).
“L’individuo tecnoliquido, allora, non vive come cittadino consapevole, ma come singolo, dalla personalità lassa e cangiante, la cui cifra identitaria di fondo è rappresentata dall’ambiguità. Il suo registro affettivo è sintonizzato su stati d’animo vaghi e talvolta al limite dell’ineffabile, mentre lo caratterizzano emozioni quali il senso di precarietà, l’ansia e la perplessità” (p. 19).
“La complessità della nostra ‘società liquida’ che genera una forte individualizzazione del vivere, un pluralismo di valori e infinite potenziali possibilità di scelta si riflette anche nella genitorialità, che evolve, muta e ci induce a porci sempre più domande in attesa di risposte e proposte” (p. 62).