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Il libro affronta con realismo la complessa tematica del dialogo tra cristiani e musulmani ragionado in termini storici, teologici e spirituali. Gli avvenimenti recenti mostrano quanto sia attuale sia sul piano politico, oltre che religioso, immaginare una via di confronto tra coloro che usano la religione come arma di aggressione e violenza e coloro che si ispirano ad essa per creare un mondo più giusto

Questo libro affronta una tematica importante e complessa come quella del dialogo tra cristiani e musulmani. Anche gli avvenimenti recenti mostrano con efficacia quanto sia attuale sia sul piano politico, oltre che religioso, immaginare una via di dialogo e di confronto tra coloro che usano la religione come arma di aggressione e di violenza e coloro che si ispirano ad essa per creare un mondo più giusto. Si pensi soltanto agli attacchi terroristici dell’Isis in Tunisia e Somalia (Africa), Francia (Europa) e Kueit (Asia) per giustificare il proprio disegno di guerra e la visione totalitaria e fondamentalista dello Stato.

Il volume è articolato in due capitoli: il primo è dedicato al Corano e al profeta Maometto e sinteticamente presenta i cinque pilastri dell’Islam (la professione di fede, la preghiera rituale, la tassa dell’elemosina, il digiuno nel mese del Ramadan, il pellegrinaggio alla Mecca); nel secondo si affronta il tema del dialogo tra cristiani e musulmani a partire dalla novità del Concilio Vaticano II (Dichiarazione Nostra Aetate) seguendo una prospettiva storica e spirituale insieme. Ai due capitoli fa seguito una corposa “bibliografia ragionata” quanto mai opportuna.

Riprendendo le parole pronunciate da Giovanni Paolo II nella sua storica visita a Casablanca in Marocco, nel 1985, gli autori lasciano intendere quale debba essere il fondamento di un autentico dialogo interreligioso tra cristiani e musulmani: “Abbiamo molte cose in comune come credenti e come uomini. Viviamo nello stesso mondo, solcato da numerosi segni di speranza ma anche da molteplici segni di angoscia (…). In un mondo che desidera l’unità e la pace e che conosce mille tensioni e conflitti i credenti non dovrebbero favorire l’amicizia e l’unione tra gli uomini ed i popoli che formano sulla terra una sola comunità?”.

A questo interrogativo cruciale i due autori si propongono di offrire una risposta. Boutros Naaman e Edoardo Scognamiglio, il primo professore di Diritto islamico di origine libanese e il secondo teologo francescano presso la PFTIM di Napoli e la Pontificia Università Urbaniana di Roma, lasciano intendere che il dialogo è una necessità storica poiché – come affermava il Papa a Casablanca – “in questo mondo ci sono delle frontiere e delle divisioni tra gli uomini, come pure delle incomprensioni tra le generazioni “. La verità, impietosa ma innegabile, è che “cristiani e musulmani generalmente ci siamo mal compresi e qualche volta, in passato, ci siamo opposti e anche persi in polemiche e in guerre”. Di questo triste retaggio del passato si continuiamo a pagare ancora oggi pesanti conseguenze in un clima che molti definiscono “scontro di civiltà”.

In un interessante paragrafo intitolato “le ombre o sfide” i due autori non si mostrano affatto reticenti nel denunciare le evidenti difficoltà che permangono in molte comunità cristiane nel promuovere forme di dialogo con i musulmani perché non esisterebbero le condizioni della reciprocità, in Italia come in Europa. In sostanza i cittadini lamentano che nei Paesi musulmani non viene garantita la stessa libertà religiosa nei confronti dei migranti e dei lavoratori. Perché allora ci si chiede dobbiamo accogliere intere popolazioni musulmane che non ci garantiscono la stessa libertà religiosa nei loro Paesi? Al problema della reciprocità negata si aggiungono poi quelli della donna nella società islamica e dei matrimoni misti. E’ noto infatti che se una donna si unisce in matrimonio con un musulmano è costretta a convertirsi all’Islam e a educare i suoi figli secondo gli insegnamenti del Corano.

In conclusione, il libro cerca di trovare un giusto equilibrio tra una proposta di dialogo interreligioso, per varie ragioni inevitabile, e un principio di realismo che sembra richiedere prudenza e gradualità.

Naaman B. – Scognamiglio E., Cristiani e Musulmani in dialogo. Storia, Teologia, Spiritualità, Elledici, Torino 2014.

Citazioni

“Il Corano è il testo sacro dei musulmani: racchiude la rivelazione di Dio affidata a Maometto, tramite l’arcangelo Gabriele, e comunicata in parte alla Mecca e in parte a Medina. È il “libro” (alkitab) della rivelazione – la matrice cosmica, celeste, di qualsiasi altro libro o testo sacro – lo strumento della comunicazione e della lingua di ogni musulmano” (p.8).

“Le 114 sure comprendono ben 6219 versetti: Il Corano, nella sua forma attuale è lungo circa quattro quinti del Nuovo Testamento” (p.12).

“Per lo studio della figura di Maometto occorre attingere non solo al Corano come fonte bensì anche alla sira: si tratta di una biografia sul Profeta. Spesso si ricorre ai detti del Profeta o hadith ricostruiti da una tradizione orale abbastanza incerta e faziosa, perché legata. al sultano di turno” (p.40).

“Certamente, il dialogo islamico-cristiano presenta molti conflitti, soprattutto dopo gli attacchi terroristici dell’11 settembre 2001 e le tensioni che si vengono a creare, in molti Paesi musulmani, per il non rispetto della libertà religiosa e per la sottomissione della donna” (pp.52-53).

“La lettera aperta delle 138 guide religiose musulmane, resa nota l’11 ottobre 2007, ma datata il 13 ottobre 2007 (corrispondente alla fine del Ramadan), ha costituito un passo avanti nel dialogo teologico-pastorale tra cristiani e musulmani” (p.60).

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