Il titolo è suggerito dall’articolo 1 della nostra Costituzione che recita: "L’Italia è una repubblica democratica fondata sul lavoro". Il lavoro è una delle esperienze fondanti della vita umana; nel corso della storia è stato valutato in maniera diversa.
L’autore rievoca i significati che ha assunto in determinati contesti e periodi storici. Nella Bibbia ogni attività lavorativa era rispettata e valorizzata. Nel mondo antico, sia in Grecia che a Roma, la visione del lavoro era negativa. Fu durante il Medioevo che, grazie al monachesimo, il lavoro (labor) cominciò ad essere considerato un’attività degna.
La parola lavoro, che evoca fatica e sudore, associata nel mondo antico alla figura dello schiavo, è stata scelta – ricorda Bruni – come incipit della nostra Costituzione, associata alla parola democrazia. Le comunità umane che non si fondano sul lavoro non possono che fondarsi su rendite e privilegi e quindi non sono democratiche. A partire dalla fine del XX secolo all’era del lavoro, che aveva dominato nell’800 e nel ‘900, è subentrata quella del consumo e della finanza, così oggi "il lavoro viene asservito al consumo". Poiché è il lavoro che dice agli altri “chi siamo”, la sua perdita comporta una crisi dell’identità personale.
Il punto chiave di questo apprezzabile lavoro di Luigino Bruni è il seguente: se il lavoro è un’attività umana e se l’essere umano è tale solo se è in relazione, si può dire di lavorare davvero solo quando si lavora per qualcun altro, quando l’attività svolta è espressione di gratuità.
Nel volume viene dedicata un’attenzione specifica ai giovani che sono i più penalizzati dalla recessione economica. Si evidenzia in particolare un forte scollamento tra scuola, università e lavoro.
Oggi il tasso di disoccupazione, soprattutto di quella giovanile, è molto elevato perché le politiche non consentono di creare posti di lavoro. L’assenza di lavoro ha ripercussioni negative sul mondo della produzione in generale, che perde in creatività, energia, entusiasmo, e non riesce perciò a rinnovarsi.
I giovani devono poter coltivare la loro vocazione lavorativa e imparare un mestiere da cui dipende la loro felicità, spesso invece vengono costretti a un lavoro sbagliato, sfruttati come schiavi. Il discorso sui giovani porta l’autore a riflettere sul sistema scolastico, in particolare quello universitario, ormai obsoleto per la mancanza di rapporto con il mondo del lavoro, e sul pregiudizio ancora radicato della superiorità dell’attività intellettuale su quella manuale.
Anche un lavoro che non corrisponde alla propria vocazione può essere utile agli altri e, se svolto bene, può contribuire al bene personale e a quello comune. Il lavoro è un’attività relazionale e sociale, il posto di lavoro non è una faccenda solo individuale, ma sociale, perché ognuno con il proprio lavoro contribuisce al benessere di tutta la società.
Citazioni
“I padri e le madri costituenti hanno creato la più bella equazione della nostra storia repubblicana, quella tra democrazia e lavoro”.
“ Non tutto il lavoro fonda la Repubblica, non tutto il lavoro è degno, ma solo quello degli uomini e delle donne libere, non quello degli schiavi e dei servi, di ieri e di oggi”.
“Abbiamo il dovere etico di ricreare lavoro con e per i giovani, se vogliamo avere un futuro che non sia solo declino”.
“Solo una società che apprezza e stima la gratuità, che non la identifica con il gratis e con il lavoro non remunerato, può apprezzare e stimare davvero il lavoro”.