Punti di forza
a) accrescere la cultura civica, perché i processi deliberativi sono “scuole di democrazia” che sviluppano le capacità e le competenze di coloro che vi prendono parte;
b) produrre decisioni migliori, perché i soggetti interessati hanno a dispostone conoscenze più approfondite dei problemi e proposte efficaci in merito alle soluzioni;
c) giungere a scelte condivise perché sono i cittadini a definire in cosa consista l’interesse pubblico;
d) aumentare la legittimità delle decisioni, perché raggiunte con il coinvolgimento diretto delle comunità e accrescere la legittimità delle autorità che ricorrono a questo tipo di percorsi;
e) gestire i conflitti, riducendone l’intensità e trasformandoli in opportunità di produzione di scelte condivise.
Punti di debolezza
a) la disparità di potere tra le parti in gioco può portare non al perseguimento del bene comune, bensì alla realizzazione degli interessi del più forte;
b) l’esistenza di interessi poco organizzati od organizzabili che rischiano di non essere adeguatamente tutelati;
c) l’esistenza di un terreno comune di confronto. I partecipanti per mettere in discussione i propri schemi cogniti e i loro orientamenti devono essere in grado di fare appello a valori o interessi comuni;
d) la pluralità del concetto di bene comune può generare fraintendimenti e manipolazioni nell’ambito dei processi decisionali;
e) la garanzia di condizioni di eguaglianza delle opportunità di accesso all’informazione e la consapevolezza delle conseguenze che discendono dalle opzioni in gioco.
Il dibattito sul tema
Il concetto di democrazia deliberativa è frutto di un complesso e articolato dibattito nato nel Nord America e sviluppatosi anche in Europa a partire dai primissimi anni ’80 dello scorso secolo e che rappresenta ad oggi una delle più importanti riflessioni sulla democrazia contemporanea.
Antonio Floridia, più di recente, propone una ricostruzione delle origini e dello sviluppo dell’idea di democrazia deliberativa, analizzando i testi che – a partire dagli anni Ottanta – hanno contribuito a definirne i confini, e poi – con Jürgen Habermas e John Rawls – a consolidarne le basi teoriche. Oggi la democrazia deliberativa si è ormai affermata come una delle correnti fondamentali del pensiero democratico contemporaneo, in grado di proporsi come un’alternativa convincente alle distorsioni plebiscitarie e tecnocratiche cui è esposta la democrazia rappresentativa, ma anche alle frequenti illusioni di ritorno alla democrazia diretta. Uno stile e un ideale deliberativo gioverebbero alla salute della democrazia: elezioni e maggioranze sono strumenti troppo rozzi per governare un mondo complicato. Il deliberativismo offre pure un contributo pedagogico: incita a ascoltare e rispettare l’altro, a elaborare scelte condivise, come tali più legittime.
Il pensiero nelle Acli
In diverse occasioni le Acli hanno messo a tema – soprattutto nell’ambito degli incontri nazionali di studio degli ultimi anni – la necessità di rendere la nostra democrazia più associativa, pluralista e partecipativa capace cioè di coinvolgere i cittadini nelle decisioni.
Nel 2006, in occasione dell’incontro nazionale di studi sul tema Vita buona, vita felice. Oltre l’utopia per una storia nuova (Orvieto), le Acli affrontano il tema della partecipazione politica parlando espressamente di democrazia deliberativa come strada per rendere i cittadini più responsabili.
Negli Orientamenti congressuali del 2012, dal titolo Rigenerare comunità per ricostruire il paese le Acli ribadiscono la necessità di “ripensare la politica e le sue forme a partire, per un verso, dalla democrazia partecipativa e dall’impegno civico diffuso, per l’altro, dalla ricostruzione di una cultura politica di grande respiro, anzitutto etico e orientato al servizio delle persone”.
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