Poffarbacco! Era bastata una intervista di Di Maio che polemizzava col lavoro domenicale per rendere i 5 Stelle politicamente sdoganati per i cattolici.
Poi ho visto il coraggioso editoriale (Il Vangelo secondo Grillo) che in tempo reale è uscito su Famiglia Cristiana on-line. Leggetelo. Si fa l’elenco dei temi su cui I 5 Stelle (l’opposizione in Lombardia ai finanziamenti per la libertà di scelta educativa, I tagli della Appendino alle scuole paritarie per l’infanzia, la contrarietà all’8 per mille, la distanza abissale sui temi etici, dal matrimonio gay all’eutanasia) possono aspirare a una percentuale ben più piccola del 75% di aderenza alla visione sociale della Chiesa.
Non mi chiederò, come fa brillantemente Melloni sulla prima pagina di Repubblica, cosa c’è dietro a questo endorsement, sul piano delle politiche della CEI e non mi darò la risposta che questa uscita risponde all’idea "politicante e avventurista" che contraddistinguerebbe alcune posizioni (non gradite da Papa Bergoglio) di una parte della Chiesa italiana.
Più laicamente mi chiederò cosa può avvicinare e cosa può allontanare oggi un cattolico dal votare (turandosi il naso o con entusiasmo) per il 5 Stelle.
Cosa può avvicinare? Lo schifo per la politica e per I politici. L’idea che bisogna finalmente dire basta alla corruzione. La convinzione che è finalmente arrivato il cavaliere bianco che darà davvero la sovranità al popolo prevista dalla Costituzione ma mai realizzata.
Cosa può separare? Tre fondamentali dogmi della fede cattolica: l’incarnazione, la Trinità, il peccato originale. Ma ce c’azzeccano I dogmi con la politica!
Per capire il mio ragionamento bisogna aver letto la Città di Dio di Agostino di Ippona. Ma cerco di spiegarmi nel modo più semplice possibile.
Il dogma dell’incarnazione è scandalo per chi pensa che Dio non può farsi uomo, non può soffrire, non può essere crocifisso. Sul piano laico e politico significa che noi non possiamo accogliere soluzioni gnostiche. Per noi la realtà (incarnata) è più importante dell’idea (catara, cioè pura). Crediamo ai partiti fatti da persone, di cui occorre sentire il sudore nelle sezioni e nei territori. E’ difficile ridurre la politica a videogame.
Il dogma della Trinità giustifica e rende indispensabile il pluralismo. Non si può escludere, o cacciare con un clic chi non è d’accordo.
Infine il dogma del peccato originale fonda il realismo politico. Il realismo di S. Agostino, di S. Tommaso, di Sturzo, di De Gasperi, di Moro. Il dogma del peccato originale è un vaccino contro il moralismo politico, contro il giustizialismo, contro l’idea che c’è un partito di puri, di puliti, di incorrotti. La società perfetta è una utopia ideologica (già praticata nei secoli passati) lastricata di vittime e comunque c’è sempre qualcuno più puro che ti epura.
Il Movimento 5 Stelle si fonda sulla idea (encomiabile ma velleitaria) di realizzare finalmente la democrazia diretta. Il filosofo politico che ispira questa idea è un filosofo totalitario, Rousseau.
Noi cattolici abbiamo vissuto stagioni alterne, di grande capacità di efficacia politica, ma anche di corruzione e di clientele. Da qualche anno siamo alla finestra. E cerchiamo quando si vota di scegliere il meno-peggio.
Forse è il caso, in questo interessante momento di discernimento politico sulla proposta dei 5 Stelle, di rispolverare i principi cardine, solidi – in un tempo di politica liquida – che fondano la dottrina sociale della Chiesa. Poi si valuterà certamente legittimo votare i 5 Stelle (magari turandosi il naso) ma mai perché’ finalmente abbiamo trovato il "partito perfetto" (o anche quello perfetto per 3/4).