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Ambiente, agricoltura e alimentazione sono tre aspetti di uno stesso problema. Sono intrecciati e uniti così da costituire tre anelli di una stessa catena. E le interconnessioni emergono con chiarezza se si presta attenzione a quanto avviene nel mondo…

Tre anelli di un’unica catena
Ambiente, agricoltura e alimentazione sono tre aspetti di uno stesso problema. Sono così intrecciati e uniti da costituire tre anelli di una stessa catena. Le interconnessioni tra ambiente, agricoltura e alimentazione emergono con evidenza se si presta attenzione a quanto avviene oggi nel mondo. Sono sufficienti tre esempi.
1. Domenica 5 giugno 2016 è stata celebrata la Giornata mondiale dell’Ambiente. In occasione di quella giornata in molti hanno affermato che sta aumentando la consapevolezza dei problemi ambientali. È vero: la consapevolezza aumenta; mancano però le scelte concrete conseguenti. O sono ancora troppo timide.
2. Da qualche mese abbiamo superato un’altra scadenza: il 31 dicembre 2015. Secondo gli impegni presi da molti capi di governo nel Vertice del Millennio tenutosi nel 2000, entro il 2015 doveva essere debellata la fame nel mondo. La fame è diminuita, soprattutto in Asia, ma nel mondo vi sono ancora 800 milioni di persone che soffrono la fame, mentre oltre 600 milioni soffrono di obesità. “È uno scandalo”: ha detto papa Francesco.
3. Il tema del rapporto tra Agricoltura e Alimentazione nel 2015 è stato al centro dell’Expo di Milano, che aveva come titolo “Nutrire il pianeta”. Le Acli hanno partecipato a tutte le iniziative promosse dalla società civile nell’ambito dell’Expo con uno slogan molto chiaro: “Nutrire il pianeta: Cibo per tutti”.

Il diritto al cibo è riconosciuto dalla Dichiarazione dei diritti dell’uomo, proclamata dalle Nazioni Unite, come uno dei diritti fondamentali. La produzione agricola mondiale è in grado di sfamare tutti gli abitanti del pianeta; se ancora si muore per fame, è perché il cibo esistente non viene distribuito secondo giustizia ma secondo la legge dell’assoluta libertà di mercato che premia i più forti e penalizza i più deboli.

Tutto è collegato, tutto è in relazione
Insistere sull’immagine della catena significa che per affrontare i drammatici problemi del nostro pianeta oggi occorre avere una visione di sistema. È quanto ci ha sollecitato a fare anche papa Francesco con la sua Laudato si’: poiché tutto è legato e tutto è in relazione, serve una visione globale, cioè una ecologia integrale.

Questa visione di sistema ci porta ad avere un’altra consapevolezza: gli effetti più disastrosi delle crisi ambientali ricadono sui più poveri del mondo. La deforestazione, ma anche l’inquinamento da fertilizzanti, pesticidi e antiparassitari li pagano i più poveri. E quindi non ci possiamo meravigliare se alcuni di questi poveri fuggono dalle zone inquinate o divenute sterili e quasi desertificate, a causa del riscaldamento globale o dei veleni impiegati dall’agricoltura chimica.

Dobbiamo essere consapevoli che le speculazioni sulle materie prime alimentari fatte da operatori economici senza scrupoli hanno precise conseguenze: non solo le gravi sperequazioni alimentari fra ricchi e poveri e la denutrizione di centinaia di milioni di persone, ma anche l’esplodere dei processi migratori. Se vogliamo risolvere alla radice i flussi migratori che in modo drammatico stanno investendo anche l’Italia, dobbiamo riportare la pace nei Paesi in guerra e dobbiamo affrontare il nodo dell’ingiusta distribuzione delle risorse del nostro pianeta.

Sostenere l’agricoltura contadina
Il documento approvato al termine dell’Expo, noto come Carta di Milano, ha sottolineato gli stretti legami esistenti tra la sostenibilità ambientale e l’equità sociale. Per quello che riguarda il tema dell’alimentazione, nel quadro di uno sviluppo mondiale sostenibile a livello sia economico che sociale, la Carta di Milano ha indicato una direzione precisa: dobbiamo favorire e sostenere le agricolture contadine che producono una quantità sufficiente di cibo senza distruggere i suoli, le acque e la biodiversità.
In modo ancora più incisivo si è espresso il Manifesto del Movimento “Terra viva”, presentato a Milano da Vandana Shiva, che nelle Marche è stata la prima firmataria della Carta di Arcevia. Nel Manifesto di Terra viva si dice in modo lapidario: “Le multinazionali non nutrono il nostro Pianeta. Lo affamano. Il nostro Pianeta è nutrito da milioni di piccoli agricoltori, che vanno sostenuti”.

Nel suo ultimo libro, intitolato significativamente Chi nutrirà il mondo? Manifesto per il cibo del Terzo Millennio, Vandana Shiva scrive così: “Chi nutrirà il mondo di oggi e di domani? L’agricoltura delle multinazionali, assetata di profitto e avvelenata da pesticidi, fertilizzanti e Ogm? Oppure l’agricoltura dei contadini indiani, africani, cinesi, capaci di valorizzare la ricchezza della biodiversità e l’equilibrio spontaneo degli ecosistemi?”. Solo l’agricoltura contadina praticata con metodi biologici rispettosi della biodiversità può salvare il nostro Pianeta.


Sostenere l’agricoltura biologica

Secondo una recente inchiesta svolta dall’Istituto Nomisma e presentata nel giugno 2016, in Italia l’agricoltura biologica è cresciuta del 20 per cento nell’ultimo anno. Nonostante la lunga crisi non aumentano solo i consumi e la domanda di prodotti biologici, ma aumentano anche i redditi dell’agricoltore biologico. L’agricoltura biologica impiega concimi organici e rinuncia ai fitofarmaci preferendo prodotti di origine naturale; per effetto di queste scelte si riduce di poco la produttività, ma si ottiene un prezzo più alto per i propri prodotti.

Per crescere ancora, l’agricoltura biologica ha però bisogno di un mercato sempre più ampio. Ecco la necessità di diffondere una nuova cultura attenta al cibo di qualità. Ma ecco anche l’importanza di esperienze come i Gruppi di acquisto solidale che, oltre favorire rapporti solidali fra le famiglie aderenti, garantiscono un mercato ai produttori che hanno scelto di passare all’agricoltura biologica.

Proposte concrete per sfamare il mondo rispettando la terra
In occasione della Giornata mondiale dell’ambiente 2016, un gruppo di ricercatori, su richiesta di varie realtà dell’ambientalismo (dal WWF al Millenium Institute), della ricerca universitaria e di grandi imprese interessate alla produzione di cibo di qualità, ha pubblicato un Rapporto sul futuro dell’alimentazione mondiale che contiene otto proposte per sfamare il mondo. Proposte che, oltre a far riflettere, contengono indicazioni importanti anche per la nostra agricoltura.
Eccole in sintesi:
1. usare gli agricoltori nella lotta sia al cambiamento climatico che alla perdita della biodiversità;
2. educare i cittadini a nutrirsi con prodotti sani e di qualità, realizzati nel rispetto dell’ambiente;
3. rallentare l’urbanizzazione e il consumo di suolo, dando opportunità di lavoro a chi resta nelle campagne;
4. inserire l’agricoltura in una economia circolare, facendo sì che i rifiuti organici non finiscano nelle discariche o nei mari, ma ritornino ai terreni da cui provengono;
5. ridurre gli sprechi che fanno perdere un terzo della produzione agricola, creando filiere per la conservazione degli alimenti;
6. incentivare il cibo di buona qualità con aiuti diretti agli agricoltori che lo producono;
7. creare standard di sostenibilità ambientale e di rispetto dei lavoratori e delle comunità rurali ai quali si debbano attenere tutte le grandi compagnie del settore agro-alimentare;
8. diffondere nella pratica agricola le nuove conoscenze tecniche e scientifiche, ma anche i saperi delle comunità rurali tradizionali con l’obiettivo di estendere su larga scala le tecniche di agricoltura sostenibile.

Nel Rapporto vengono definiteotto proposte per sfamare il mondo rispettando la terra”. Abbiamo bisogno di uno sviluppo sostenibile sia dal punto di vista ambientale che dal punto di vista economico e sociale. L’agricoltura sostenibile può dare un contributo fondamentale in questa direzione.

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