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In poche settimane la borsa di Milano è crollata di molti punti tornando ai valori di inizio 2015.  Le cose sono complesse ma dobbiamo sempre porci una domanda di fondo: possiamo affidare la nostra economia, il nostro lavoro e il nostro futuro, alle scommesse di borsa?

In poche settimane la borsa di Milano è crollata di molti punti tornando ai valori di inizio 2015. Le cose sono un po’ più complesse di quanto appaiano.

La borsa è stata trascinata giù dal comparto bancario ed in particolare da Monte dei Paschi (MPS) e Cassa di Risparmio di Genova (Carige). Questi due istituti hanno sofferenze e incagli abbastanza elevati che si aggirano attorno al 30% degli impieghi quando il livello di guardia si considera attorno al 20%, ma dalle sofferenze vanno detratti i soldi che la banca stessa ha accantonato nel corso degli anni per ripianare le eventuali perdite. A questo si è sommata un’altra peculiarità: l’estrema frammentazione dell’azionariato. Oltre l’80% delle azioni è in mano a privati che ragionano più con la pancia che con il cervello: il loro obbiettivo principale è aumentare il patrimonio; patrimonio che misurano in denaro, per cui se il titolo diminuisce sono facilmente indotti a vendere per paura di subire altre perdite e così è successo.

Il MPS, da bilancio certificato, vale circa 8 miliardi, ma con gli attuali valori di borsa si può comprare con solo 2 e anche con meno perché per controllare una società quotata è sufficiente possedere il 35-40 % dei titoli.

E’ bastato che ad inizio anno “qualcuno” abbia venduto più azioni di quante il mercato borsistico poteva comprare che il titolo ha cominciato a flettere. A questo si è aggiunta l’idea che la BCE avrebbe costretto le banche con elevate sofferenze, ad un aumento di capitale per fare precipitare i due titoli; era la tempesta perfetta che “qualcuno” aspettava.
Si è così innescato un circuito perverso in cui il piccolo azionariato che possedeva azioni se ne è sbarazzato a prezzi sempre più bassi fino a toccare la metà di quanto valeva due settimane prima; ma qualche altro ha comprato e da buon ribassista ha aumentato il suo portafoglio titoli in misura cospicua perché a inizio anno ha venduto a 1,2 euro ciò che due settimane dopo a ricomprato a 0,60, cioè ha raddoppiato i titoli che possedeva in appena quindici giorni, sapendo bene che in realtà ogni azione vale circa 4 euro.

In gergo questa operazione si chiama “tosatura del parco buoi” e così è avvenuto. Le azioni sono passate di mano e “qualcuno” ha aumentato la sua partecipazione in MPS e Carige senza spendere una lira.
E’ assai possibile che in un futuro prossimo questo “qualcuno”, continuando a rastrellare titoli sul mercato, possa tentare la scalata alla terza banca italiana e si installi stabilmente a Rocca Salimbeni di Siena.

Dopo questo scossone la Borsa potrebbe avere un andamento piatto per qualche tempo perché tutti dovranno consolidare le posizioni o leccarsi le ferite, poi ci potrebbero essere movimenti centesimali e passata altra acqua sotto i ponti, potrebbe continue a salire come ha fatto nel corso del 2015 perché i privati non sanno più come salvaguardare i loro risparmi e molti saranno tentati dagli investimenti borsistici.

Dobbiamo allora porci una domanda di fondo: possiamo affidare la nostra economia, cioè il nostro lavoro e il nostro futuro, alle scommesse di borsa? Perché di questo si tratta. Per il piccolo azionista investire in borsa è come giocare ad una slot machine, dove la perdita è sicura, la vincita molto difficile.

In questa situazione la Procura di Milano potrebbe aprire un fascicolo per la mancata autorizzazione al gioco d’azzardo con l’aggravante della “credulità popolare”.

Noi rimaniamo sempre dell’opinione che barattando carta non si crea valore; esso viene solo dal lavoro.

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