Bene Comune è un po’ esperienza (oramai, dopo tanti anni…) e un po’ esperimento: provare a coinvolgere docenti, esperti, ricercatori sociali e militanti per descrivere e interpretare il mondo, con lo sguardo di chi cerca il bene che accomuna gli uomini.
In questi anni hanno scritto decine di persone, commentando fatti e offrendo criteri di lettura. Tutti (e tutto) gratuitamente. Ripercorrere i numeri mensili, rileggere gli articoli, le recensioni delle opere e gli approfondimenti di alcune parole chiave è un po’ come rivedere il nostro tempo, le nostre inquietudini e i nostri tentativi di cogliere il bene che c’è. Bene Comune è un sito che fa parte di una serie di siti dove si cerca di vivere la fede nel mondo che c’è, senza fuggire. Per questo ospitiamo e scambiamo una serie di link con altri siti amici, che orientano lo sguardo dalla stessa parte. Non pretendiamo di dire la verità, però cerchiamo seriamente lo spirito della verità.
Una volta l’anno riuniamo i nostri collaboratori e chiediamo loro di leggere i segni dei tempi perché si possa poi immaginare e definire una linea editoriale, gli argomenti dei numeri mensili, i pensieri, le parole e le opere. Anche quest’anno abbiamo proposto un appuntamento, l’8 ottobre presso la LUMSA. Una ventina di redattori è intervenuta per costruire un discorso. Ci siamo fatti illuminare dalle relazioni di Leonardo Becchetti (economia), Roberto Cisotta (diritto internazionale) e Pierpaolo Triani (pedagogia). Vi sembra strano? Sì, lo è: come in un quadro cubista abbiamo giustapposto pezzi diversi di realtà per far nascere idee che non fossero astratte.
Abbiamo discusso del fatto che la democrazia non esiste nel diritto internazionale; che neanche la pace è codificata normativamente; che la globalizzazione ha incentivato lo sviluppo del versante privato del diritto internazionale. E che c’entra l’educazione? A quale umanesimo formiamo se c’è più di un umanesimo? Eppure l’impossibilità di educare ad una visione condivisa non nega la libertà del soggetto se rilanciamo il tema del senso. Perché in assenza di un meccanismo regolativo esterno, occorre riprendere il tema della coscienza…
E allora su quali temi spendersi? Li elenchiamo un po’ alla rinfusa, così come sono nati: il pensiero meridiano, il tempo individuale e collettivo, la sanità e il futuro delle giovani (forse sdentate) generazioni, la coscienza, la falsificazione della coscienza e la riscoperta dell’altro, la qualità della democrazia (come idea e poi nel mondo e in Europa) e la sua reale efficienza, il rapporto tra diritti individuali e bene comune, il rapporto tra beni comuni diversi, i sentimenti e la dimensione emotiva del nostro pensare (politico), il conflitto e l’annullamento dell’altro… Come si vede le proposte sono molte. Non si sa se si riuscirà a combinarle tutte con l’agenda politica che guida la nostra presenza nei processi!
La vivacità della redazione dimostra che Bene Comune ha senso se diventa luogo di libertà, dove confrontare posizioni differenti e incentivare un dibattito plurale. Ci piace l’idea di animare un discorso – anche se non di massa – che abbia la peculiarità di confrontare discipline diverse e culture diverse, ma tutte accomunate dal fatto di sentire qualcosa di più di uno schema razionale da dimostrare: è diverso leggere il mondo come oggetto esterno, fuori di sé, dal sentire il mondo dentro di sé: il mondo addosso, con le sue gioie, le sue contraddizioni e le sue sofferenze.
Questo articolo è pubblicato sul sito www.acli.it