Cosa cambia?
Il “diritto di tribuna” è sceso di cinque punti e si garantisce visibilità a corpi politici di circa un milione di persone.
In passato le coalizioni si sono dimostrate litigiose e incapaci di garantire la governabilità; ognuno, a destra come a sinistra, ha sempre guardato più all’interesse del proprio partitino che a quelli della coalizione facendo cadere governi con maggioranze “bulgare” o mandando a casa Prodi per 2 senatori “nudi e puri” e uno comprato. Con la coalizione la governabilità non è stata per nulla garantita. Ora si tenta con il premio alla lista, con la speranza che la coesione interna al partito sia maggiore di quella riscontrata nella coalizione.
Per raggiungere questo obbiettivo è necessario che i partiti cambino struttura interna e si trasformino da partiti novecenteschi (Pci, Dc, Psi, e tutti gli altri che abbiamo conosciuto nella prima Repubblica) a “rassemblement”, in sostanza come sono i partiti anglosassoni. La persona prevarrà sull’apparato, l’elezione dei candidati sui congressi, le primarie sui delegati; tutte cose che abbiamo già conosciuto e con cui gli Italiani hanno fatto l’abitudine da tempo.
Di fatto sarà il partito degli eletti e la linea politica sarà costruita da professionisti dell’immagine e dai sondaggisti per la caccia al consenso, e da professori universitari per le cose da fare realmente, ma a quel punto “dire” e “fare” saranno scissi anche durante la legislatura; i primi funzionali per la cattura del consenso, i secondi per governare realmente. Aumenterà enormemente il potere dell’eletto perché si contornerà di “yesman” che avranno l’unica funzione di eseguire le sue direttive.
Le mediazioni, necessarie in ogni sistema politico, non saranno più fatte all’interno delle Commissioni della Camera, ma direttamente dal leader o dal suo entourage. Ne consegue che il tradizionale sistema di referenti delle corporazioni che arrivavano a tendere imboscate parlamentari (vi ricordate i 101?) scompariranno dal Parlamento, sostituiti da un sistema di lobbies, da regolamentare, facenti capo direttamente al leader.
Dal ’92 i funzionari di partito hanno subito un ridimensionamento drastico sostituiti da un entourage di eletti fedelissimi del Leader e spesso tra il volere degli eletti e quello del partito ha prevalso il primo. Da oggi in poi il partito si ridimensionerà ulteriormente finendo per diventare una serie di comitati elettorali per le primarie e poi il comitato per le elezioni.
Il partito, in quanto tale, non sarà più in grado di produzione culturale politica autonoma; questa sarà affidata all’entourage del candidato nei modi che ho delineato.
Un pericolo: la sola immagine senza cultura politica retrostante porterà a fallimenti catastrofici sul lungo periodo perché le legislature durano cinque anni e non sarà possibile cambiare in corso d’opera (ricordate Fini?).
Infine viene spazzato via il fattore “K”. I più anziani si ricorderanno del fattore K (komunist) di Ronchey che impediva al Pci di andare al governo. Consapevoli di questo, una larga fetta di elettorato, nel promettere qualcosa, non si curava affatto, se poi raggiunto il potere, di non poter mantenerlo (ad es. lo scalone delle pensioni, tanto odiato, fu semplicemente diluito da Prodi), perché comunque sapeva che non ci sarebbe andata. Il fattore “K” non c’è più e chi promette qualcosa, poi deve mantenerla, altrimenti va a casa; sic et simpliciter.