La presentazione della ricerca, condotta da Chiara Canta, Pietre scartate. Indagine sulle teologhe in Italia è diventata occasione per riflettere su una realtà nascosta, spesso relegata al margine.
Dalla tavola rotonda tra Carlo di Cicco, dell’Osservatore Romano, Renata Natili, teologa, Marinella Perroni, biblista sono emersi alcuni elementi stimolanti.
È stata sottolineata la consistenza, 335 teologhe di cui 181 hanno risposto al questionario. Si tratta della prima indagine e aiuta a illustrare un mondo finora inesplorato, per iniziare a costruire un’idea di massima del fenomeno. Quello che preme loro è essere considerate e valutate per le loro competenze e professionalità, non in base a criteri emotivi o ideologici. Soprattutto le teologhe hanno offerto nuova linfa alla ricerca e al pensiero nella comunità scientifica. Certo problemi ce ne sono e la fatica del percorso per arrivare a risultati riconosciuti è forte, perché sta dentro un processo più ampio di riconoscimento del ruolo delle donne nella chiesa.
Il rapporto tra donne e religione è una questione più generale. É stato chiesto all’unisono di non banalizzare. Il tema non è l’accesso al sacerdozio, ma avviare un discorso per fondare su premesse evangeliche le relazioni all’interno della comunità ecclesiale. Nello specifico si tratta di sottolineare il ruolo di animatrici della fede e non solo di servizio.
Infine durante la tavola rotonda è venuto al pettine il tema della gestione del potere nella chiesa: il problema hanno specificato nel dibattito non è definire chi abbia in carico una decisione, ma il processo con il quale una decisione è presa, dove si riconosce la dimensione della corresponsabilità comunitaria.