Storicamente l’Italia è sempre stata il laboratorio politico di tutta l’Europa e anche oggi si è dimostrata tale. Il sentimento di protesta, mentre dilaga nel resto di Europa, da noi ha lasciato il posto ad una ragionevolezza insospettata fino a pochi giorni fa. Gli elettori hanno premiato chi ha dato loro una concreta via di uscita dalla crisi. La destra non ha saputo indicare una strada coerente, Grillo si è abbandonato alla protesta sterile e senza prospettive reali, Renzi parlando alla pancia degli Italiani, ha indicato una serie di riforme concrete che ormai tutti giudicano indispensabili e i risultati non si sono fatti attendere.
Le elezioni europee in fondo sono dei sondaggi in grande stile e gli elettori, per la prima volta si sono sentiti liberi di votare per chi volevano, tanto, hanno pensato, non succederà nulla. Vero, ma è vero anche che uno spostamento di elettorato di queste proporzioni non si vedeva da oltre mezzo secolo e i cittadini cominciano ad apprezzare la tranquillità di cambiare schieramento senza che succeda nulla di irreparabile.
Mia nonna, quando vedeva Togliatti alla televisione si faceva il segno della croce; oggi si può cambiare partito senza che i fondamentali della società siano stravolti: ci abbiamo messo settanta anni, ma finalmente abbiamo una democrazia matura.
Il centro destra è a pezzi e la somma dei frammenti non fa di per sé una proposta politica senza la quale le elezioni non si vincono. Per il M5S la sconfitta è cocente: ha impostato il partito (perché di partito si tratta) sul modello di “un uomo solo al comando” ma questo presuppone che il “conducator” sia vincente, altrimenti si sfascia tutto. Ora Grillo non può tornare indietro dalle sue invettive contro tutto e tutti nelle piazze e non esiste un gruppo dirigente di ricambio: è il “de profundis” per il M5S.
La ripresa economica è alle porte e questo aiuterà Renzi più di qualunque altra cosa.
Un dato apparentemente marginale ma che penso abbia un grande valore in prospettiva. Papa Francesco nella sua visita in Terrasanta ha invitato pubblicamente “a casa sua” israeliani e palestinesi per trovare un accordo di pace dato che anche gli Usa hanno fallito, e i due hanno accettato. Ma il dato più importante è che negli incontri pubblici ha usato la lingua italiana e non l’inglese che peraltro conosce bene ed è la lingua usata correntemente dai due gruppi dirigenti locali. Allora perché l’italiano? Oltre Tevere i dettagli contano. Se negli incontri Vaticani si arriverà alla pace, l’Italia sarà chiamata ad un ruolo determinate per l’applicazione degli accordi, la ribalta internazionale sarà tutta italiana e questo contribuirà ad aumentare il consenso internazionale, che per ora manca a Renzi.
Queste elezioni europee non sono state un sondaggio, sono la fotografia di quello che succederà nel prossimo decennio nel nostro Paese.