Persino l’Osservatore Romano aveva pubblicato un interessante articolo sulla materia e aveva approvato una simile modello economico, in quanto basato più sul denaro come mezzo che come fine[1].rn
Non vi era stata, analogamente, una medesima enfasi mediatica sulla positività dell’intervento di tale finanza nel 1997 con la crisi delle famose Tigri asiatiche[2]: si pensava ad un’attività circoscritta che non permetteva di “intaccare” il ruolo preminente della classica finanza liberista.
Nelle ultime settimane, però, i peana su tale finanza hanno cominciato a vacillare: i problemi economici di Dubai hanno dato spazio agli scettici e ai dubbiosi che non pensano possano esserci anche altri modi, forse più umani, di fare economia e finanza. In fondo non è sempre vero, estensivamente, quanto si legge nel Vangelo: “Da Nazareth può mai venire qualcosa di buono?”[3] Indubbiamente il mettere in “difficoltà” (e magari ironizzare) una visione diversa, non fa che tentare di riportare il tutto ad una sola visione, questa volta economica, entro i limiti classici…., malgrado i suoi enormi insuccessi e le incalcolabili aporie che ha generato e ancora genera, e che fanno da non invidiabile pendant ai successi di pochi fortunati nel mondo.
È da un po’ che mi aspetto, analogamente, una stessa presa di posizione relativamente alla finanza etica (che ha molti punti di contatto con la quella islamica), visto che non si riesce mai, forse per opportunismo, a fare una distinzione tra il pensiero teorico cui si fa riferimento (comunque sempre in fieri) e l’agire degli uomini (che è sempre, e per definizione, viziato ed incompleto). Mi aspetto, quindi, un gioioso coro festante quando Banca Etica o realtà analoghe, inevitabilmente faranno un qualcosa che non è pertinente: “Avete visto che anche quelli che si dicevano etici, in fondo sono come noi che agiamo solo con principi economici e senza etica se non, a volte, quella individualistica?”
Evviva il nichilismo, quindi, e addio a qualche possibilità, magari con errori, per migliorare l’esistente!
Mi si dirà: ”Ma tu vuoi difendere un pensiero che non ci appartiene, con strumenti fondati su una filosofia al limite dell’assurdo, basata su dogmi di fede e costumi vecchi di secoli e che non tengono conto che il mondo è cambiato con innovative conoscenze in finanza, economia, diritto, matematica, statistica, ecc.?”. A ciò rispondo: “Non sono così sicuro, come te, che le conoscenze economiche più o meno recenti – visti i risultati e fuori dai dogmi – sono tali da non cercare alternative e maggior serietà! In fondo non si stanno rivedendo le cosiddette scientificità di alcuni assunti economici? Non si sa che anche sul concetto d’interesse la discussione è oggi aperta nel mondo occidentale[4]? Ma il Microcredito, tanto osannato, è nato dal mondo delle accademie e dal pensiero economico classico o da altri percorsi economici? E si vada poi a vedere dove![5]”
In fondo il principio della finanza islamica (per molti aspetti vicino – come si è detto – alla finanza etica), che si basa sull’assenza dell’interesse[6] ex ante (Riba[7]); sulla solidarietà dell’azione economica tra i partners; sull’assenza dell’incertezza (gharar[8]), non del rischio!; sulla finalizzazione dell’operazione finanziaria; sulla trasparenza dei contratti; sulla illiceità di alcuni comportamenti non morali (maisir); ecc., non è altro che ridire che il denaro è per l’uomo e non viceversa e che ogni comportamento dev’essere etico (teleologicamente e deontologicamente); ossia che tali attività sono sì provenienti da ragioni teologiche, ma molto di più da sani e virtuosi comportamenti laici che dovrebbero essere insiti nella persona umana. Come è già stato scritto recentemente da F. Miglietta[9], la crisi del Dubai non è da addebitarsi tout court alla finanza islamica (che è solo una più che minima parte del tutto, pur avendo rispettato i dettati legali), ma alla pura adesione, anche da parte delle elite governative islamiche bramose di guadagni non sociali, alla finanza classica occidentale e che ha costruito enormità immobiliari e puntando su attività economiche assolutamente fuori dai concetti coranici ed etici. E, lo si ricordi sempre, gli errori (in teoria!) servono per migliorare… e non per ripeterli, come sta purtroppo succedendo in questo periodo nelle attività economiche occidentali e che tutti dicono ormai di post crisi!
In conclusione, forse prima scagliare la pietra sugli altri dovremmo chiederci se anche noi cristiani[10] siamo senza peccato, con la nostra abitudine ad un’economia invasiva che molto spesso ha più valorizzato l’arricchimento e non la ricchezza (la ricchezza implica la cultura e la socialità dell’economia nel bene comune, mentre l’arricchimento è solo un avere senza essere che è figlio del bene totale e che non crea cultura e socialità, anzi…).
Perché non si può, quindi, discutere di economia e di finanza tutti insieme e, in modo moderno ed attuale, non porci il problema che tutto è migliorabile (così come ha fatto il giornale del Vaticano), ma solo a partire dalla persona umana e non dal denaro?
Sicuramente risolveremmo tanti, ma tanti e tanti problemi!
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[1] Articolo di Loretta Napoleoni e Claudia Segre: Dalla finanza islamica proposte e idee per l’Occidente in crisi del 4 Marzo 2009.
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[2] Il “sistema finanza islamica” ha salvato l’economia di un paese come la Malesia da una crisi nella quale stava precipitando durante il crollo del mercato asiatico del 1997, grazie anche all’intervento di istituzioni finanziarie islamiche come la Banca per lo Sviluppo Islamico e alla solidarietà dei ricchi investitori musulmani, resistendo alle pesanti condizioni poste dal FMI e della Banca Mondiale. Su ciò si veda anche: Joseph E. Stiglitz: La globalizzazione e i suoi oppositori. Einaudi, 2002
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[3] Giovanni (1, 46)
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[4] Si veda a tal proposito l’esperienza della svedese Jak Bank e di altre banche che non praticano interessi alla clientela.
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[5] Il Microcredito moderno è stato messo per la prima volta in atto dall’islamico M. Yunus, premio Nobel per la pace 2005, nel Bangladesh, sua nazione di provenienza.
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[6] Ricordo di sfuggita che su tale problematica il cristianesimo ha a lungo, e fino a non tanto tempo fa, dissertato e che su tanti altri principi la Dottrina Sociale della Chiesa si è espressa spesso in difformità dalla ortodossia economica capitalistica. Si veda solo la proposta dell’ultima enciclica di Benedetto XVI, Caritas in veritate, nel suo (ri)proporre l’Economia Civile al posto di quella Capitalistica (parlo in termini economici e non politici)
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[7] Nella Riba non si tratta, infatti, di esclusione del rendimento in quanto il rendimento è scisso dai risultati economici.
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[8] Gharar è qualsiasi incertezza di tipo contrattuale che permetta ad una parte di trarre profitto a scapito dell’altra.
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[9] Si veda : A. Dell’Atti e F. Miglietta, Fondi sovrani arabi e finanza islamica, Egea, novembre 2009. Ancora, In Dubai di grandioso c’era solo la bolla (www.lavoce.info del 04.12.2009), in risposta ad un precedente articolo.
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[10] termine che è ormai ritornato prepotentemente di moda, seppur (purtroppo) in parte svuotato dal Vangelo…
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