La Russia è un paese immenso dalla cultura affascinante, mistico ed enigmatico. La guerra fratricida mossa all’Ucraina rilancia la domanda sul suo futuro e delle relazioni con l’Europa. All’inizio del conflitto si è detto che Putin non è la Russia, distinzione saggia perchè quella terra rimane cruciale per i destini europei anche se in questo doloroso frangente e’ difficile ipotizzarlo. Una nazione che dobbiamo conoscere meglio per tessere relazioni ricostruttive. C’era ancora il muro di Berlino quando Giovanni Paolo II profetizzava una Europa dall’Atlantico agli Urali. Era convinto che le radici cristiane non fossero solo ad Occidente ma anche anche ad Est e che “l’Europa dello Spirito” quindi respirasse con due polmoni. Nel 1980 gli si deve la proclamazione dei santi Cirillo e Metodio, venerati da tutti i popoli slavi, a «co-patroni d’Europa» accanto a Benedetto da Norcia padre del monachesimo. Il loro straordinario merito fu di innestare il messaggio cristiano dentro la vita delle genti creando un alfabeto ribattezzato poi “cirillico” che portò la traduzione delle Scritture. Tale era l’importanza che gli attribuiva nella storia della Chiesa e dell’Europa che Giovanni Paolo II dedicò loro l’enciclica -Slavorum Apostoli – nella quale spiegò, come l’idea di universalità della Chiesa si coniugasse con la convinzione del fecondo ruolo che ogni popolo può portare al corpo comune. Principio che ha ispirato la costruzione dell’Europa: una comunità di Stati che mantengono ciascuno la propria identità ma riconoscono un terreno solido che li unisce e un vantaggio nel sostenersi a vicenda.
Nel 1982 in occasione del Consiglio delle Conferenze Episcopali d’Europa, il Papa fece una richiesta: “… impegnatevi collegialmente a far nascere dalla varietà delle esperienze locali e nazionali una nuova e comune civilizzazione europea”. Proseguiva: “Dovete comunicare all’Europa d’oggi questa speranza, che è in voi. Certo, voi non volete costruire un’Europa parallela a quella esistente, ma quello che voi fate è di rivelare l’Europa a se stessa. Voi mostrate all’Europa la sua anima e la sua identità, voi offrite all’Europa la chiave di interpretazione della sua vocazione”.
Le drammatiche vicende dell’Ucraina aggredita da Putin che anacronisticamente cerca di ricreare una egemonia di forza sui paesi confinanti, riavviano la ricerca dell’identita’ europea e dei suoi assetti per garantire la governabilita’ di un’area che, con le richieste di adesione di Ucraina- Finlandia-Svezia, continua ad allargarsi. La globalizzazione, con i suoi movimenti di idee, persone ed economie, ha superato i confini geografici iniettando nelle vene della storia principi di liberta’ e democrazia. Interconnessioni che tuttavia, senza l’alimento delle radici spirituali, non bastano per superare le divisioni e creare una famiglia unita da valori e non solo da interessi. Il rapporto russo con l’Europa è sempre stato di attrazione e conflitto. In perenne tensione tra modernità, democrazia e conservazione autocratica, nazionalista e ortodossa. La storiografia sostiene che essa è Europa e anti-Europa, cristiana e scismatica, romantica e violenta. Lo scrittore Vladimir Sorokin sostiene che la violenza russa dipende dal fatto che il cristianesimo non ha ancora messo radici, ci sono tante chiese ma poca fede.
Pietro il Grande (terzo zar Romanov 1682-1725) tentò di riformare profondamente il paese con l’aspirazione di trasformarlo in una potenza di stampo occidentale. E’ ora irrealistico che si possa ricreare l’impero russo fondato su popolo-Dio-zar, mentre e’ forse piu’ verosimile e auspicabile la costruzione di un continente europeo capace di respirare con due polmoni ove la Russia potrebbe avere un ruolo strategico nel riassetto geopolitico a est. Un grembo e due storie sorelle che auspichiamo possano condividere un unico destino di pace.
Tags: Europa Putin Russia