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Certo voi direte che se c’è un Dio, egli non può che essere Uno e Unico; ma il problema è che noi umani invece produciamo molteplici e ben differenti immagini di Dio, e costruiamo in definitiva le nostre modalità storiche e culturali di vivere sulla terra proprio in base a queste immagini.
L’uomo cioè si dà una forma culturale, ma anche psicologica, in base a come interpreta la propria esperienza fondamentale, quella di essere quello strano essere mai del tutto de-finito, e quindi di per sé aperto all’In-finito.rn
In base all’interpretazione di questa nostra relazione radicale con ciò che non ha confini, e cioè con la sfera del divino e del sacro-numinoso, sono nate tutte le civiltà, le religioni, e le culture della storia.
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Ogni antropo-logia (discorso sull’uomo) è sempre e comunque una teo-logia (discorso su Dio), e da queste due forme interconnesse di discorsi derivano poi le direttive in base alle quali gli umani definiscono le leggi della loro convivenza, e cioè la politica.
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Quale forma di umanità deriva da questa visione di Dio, come essere che non c’è?
E quale forma di società produrrà questa assenza di qualsiasi Principio trascendente?
E come mi sento io se penso che l’Infinito desiderio che mi spinge e non mi dà posa sia in realtà un nulla di fatto, una specie di inganno di una natura beffarda e crudele?Ma come divento io se invece penso che Dio sia una sorta di persecutore dell’uomo, pronto col dito puntato a coglierci in fallo per punirci senza pietà?E che tipo di giustizia penale costruiremo se riterremo che Dio Padre abbia richiesto la tortura fino alla morte del Figlio per salvare l’umanità?
rnOggi ci troviamo di fronte, ma anche dentro di noi, sia la teologia atea del Dio Assente che quella schiavizzante del Dio Persecutore. Entrambe però sono in realtà agli sgoccioli, e la crisi terminale delle nostre società nichilistico-fondamentalistiche non è che l’esito ultimo del tracollo di queste teologie/antropologie della figura di umanità che sta morendo.rn
Ma non è affatto così. Perché anche sostenere che si riferisca al Dio di Cristo è ormai del tutto insufficiente e spaventosamente vago.
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Sappiamo bene infatti che la stessa fede cristiana ha generato persone come san Francesco o come Pinochet, ma anche le società del terrore e della tortura del medio evo, e poi le monarchie e gli imperi cattolicissimi in cui vigevano le più rigide differenze di casta, e ha ispirato l’astio antimoderno di Gregorio XVI come lo spirito liberale di Jefferson e di Adams.E’ tempo di riconsiderare con cura tutte le immagini di Dio, e quindi dell’uomo e del mondo, che ci arrivano addosso da tutta la storia del pianeta.Ed è ciò che in realtà sta avvenendo: un duro setaccio di tutte le nostre concezioni antropo-teo-polito-logiche.
E il setaccio avviene dentro la nostra carne, dentro i travagli concretissimi della nostra storia biografica. E’ tempo che ognuno di noi, credente o non credente che sia, diventi consapevole di portare dentro di sé, spesso a livello inconscio, molteplici immagini distorte di Dio e della vita, di cui è ormai indispensabile liberarci.
La grande Crisi che stiamo attraversando sarà tanto più feconda se saremo in grado di viverla come riformulazione radicale della nostra umanità a partire dalle immagini fondanti che ci costituiscono.