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Due dolorose vicende di questi ultimi giorni rischiano di segnare un pericoloso arretramento della nostra convivenza civile. Un delitto efferato commesso da un cittadino romeno ha scatenato una campagna denigratoria nei confronti di tutti i cittadini romeni.

Uno sciagurato incidente nel quale un giovane tifoso è stato ucciso da un poliziotto ha scatenato una caccia alle forze dell’ordine da parte della tifoseria organizzata in diverse città.
C’è un elemento tra i due eventi che segna un pericoloso arretramento della nostra civiltà: ciò accade quando una categoria o un gruppo etnico vengono assimilate al singolo che vi appartiene in modo tale che le colpe o gli errori del singolo ricadono sull’intero gruppo o categoria.
Una semplificazione così sciagurata, oltre ad essere un assurdo logico, rappresenta anche la sorgente di ogni razzismo.
Il principio della dignità della persona, della sua irriducibile originalità e ricchezza ci spinge ad andare oltre questi stereotipi gettando ponti e creando relazioni. Senza un lavoro instancabile di tutti, senza una promozione attiva di processi di integrazione e di solidarietà rischiamo di chiuderci nella posizione difensiva di chi, chiuso nel proprio fortino, è alla ricerca ossessiva di una sicurezza assoluta che nessun sistema di convivenza sociale può garantire. La sicurezza si costruisce gettando ponti e lavorando per eliminare disuguaglianze economiche e sociali e non erigendo nuove barriere, facilmente aggirabili in una società globale ed interdipendente come quella di oggi.
Al di là del necessario sforzo delle istituzioni nel rendere sempre più sicura la vita dei propri cittadini, la sicurezza che diventa valore assoluto e prioritario rischia infatti di trasformarsi nell’atteggiamento autistico di chi ha rinunciato ad incontrare l’altro e ad arricchirsi attraverso l’incontro delle diversità e lo vede solo come pericolo e minaccia incombente.
A noi la scelta di campo tra tre opzioni possibili: essere parte del problema, subire passivamente e vivere nel terrore delle sue conseguenze, essere parte della soluzione impegnandosi a divenire “tessitori di relazioni” per costruire unità tra posizioni diverse e testimoniare l’irriducibile irriducibilità di ogni persona da qualunque stereotipo.
 
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